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TRASPORTI

L’esercito delle bici alla “conquista” di Londra costretta a fare a meno della metro

Un lungo sciopero blocca da giorni i collegamenti rapidi sotterranei per i pendolari

LONDRA. Così tante persone in sella a una bici non si sono mai viste neanche fra mulini e tulipani nei Paesi Bassi, figuriamoci nel bel mezzo di una metropoli: eppure in questi giorni a Londra la densità di “due ruote” è a livelli da record mondiale. Colpa del fatto che lunedì mattina è cominciato uno sciopero che di fatto quasi azzera il servizio della metropolitana londinese per quattro giorni: probabilmente solo venerdì si avrà il ritorno alla normalità. Una astensione dal lavoro che si trasforma in un inedito esperimento sociale: si stima possa trattarsi di due milioni di persone, ma stiamo parlando di fonti delle quali è impossibile accertare l’affidabilità.

Il più importante sindacato dei lavoratori del settore ha chiamato i lavoratori a incrociare le braccia per quattro giorni: protestano contro il fatto che la busta paga è troppo leggera e i turni sono giudicati massacranti, dunque si chiede un taglio dell’orario di lavoro.

A ciò si aggiunga che, secondo quanto riportato dalla stampa londinese, di fronte al tentativo di ciascuno di trovare informazioni precise se quella tal linea o quel tal servizio fosse comunque in funzione oppure ancora se fosse stato predisposto qualcosa di sostitutivo, il sito della società di trasporto è andato in tilt mentre rimangono in attività le corse dei bus. Ovviamente sono stati presi d’assalto closì come i battelli del trasporto fluviale: beninteso, con la compostezza british per l’ordine di fila…

Una idea dell’impatto di questo sciopero la dà il fatto che i Coldplay hanno spostato due concerti a Wembley – l’uno anticipato al 6 settembre e l’altro posticipato al 12 – per via dello sciopero. Lo dice la band: «Senza la metro, è impossibile portare 82mila persone al concerto e riportarle a casa». A giudizio del Centre for Economics and Business Research, istituto con quartier generale a Londra, lo sciopero avrà conseguenze dirette sull’economia della capitale britannica equivalenti a oltre 310 milioni di dollari.

Per riuscire a cavarsela i londinesi le hanno inventate di tutte. L’effetto più immediato è stata l’impennata dell’utilizzo dei servizi di bike-sharing. Lime, operatore che ha in mano la gestione di bici elettriche, ha confermato a Reuters di aver notato che durante l’orario di punta del lunedì mattina si è avuta una impennata del 58% in più. Non solo: anziché utilizzare la e-bike solo per il primo o l’ultimo miglio, i viaggi sono risultati più lunghi, presumibilmente coprendo tutto il tragitto da casa al lavoro e viceversa.

Un altro operatore del settore come Forest (15mila biciclette elettriche) dice di aver registrato un picco del 100% in più nel numero dei viaggi lunedì scorso fra le 7 e le 8, all’inizio dello sciopero, e di aver visto triplicare l’impennata la mattina seguente, sempre nell’ora di punta.

D’altronde, non stiamo parlando di una metropolitana di tre o quattro linee: la metro londinese – la più antica e la più estesa nel pianeta – conta undici linee e più di 270 stazioni. Ogni santo giorno la prendono cinque milioni di persone per l’andirivieni con l’ufficio (e altri sei milioni e passa si affidano ai bus): non è un segreto che a Londra nelle zone centrali anche solo l’affitto di una stanza abbia standard di prezzo almeno tre volte i già carissimi canoni delle metropoli italiane, dunque giocoforza chi lavora è costretto a trovare un tetto nel raggio, se va bene, di un’ora di metro. Solo che quando manca il servizio di The Tube i problemi si fanno seri: anche perché, in caso di guasto e cancellazione di una corsa, il tempo medio di attesa è talmente ridotto che si tratta di pazientare dieci minuti, a dar retta a indagini specializzate.

Al tempo stesso la congestione dei trasporti, all’interno di un’area da una dozzina di milioni di abitanti, non può che raggiungere livelli così alta da collocarla fra le sei metropolitane da incubo per i pendolari: appena meglio di Istanbul e Rio de Janeiro e peggio di Bangkok o Atene. L’attesa media è bassa, ma il biglietto-tipo costa quasi il triplo che a Atene e il tempo perso in media nel traffico divora ogni anno 75 ore di vita.

Pubblicato il
10 Settembre 2025

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