Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti
LA NOVITÀ

Certificati d’origine: attenzione, dal 1° ottobre cambia la procedura

La Camera di Commercio mette sull’avviso le aziende e offre consigli

Livorno, Palazzo della Dogana: la sede della Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno

LIVORNO. Cambiano le cose per quanto riguarda i “certificati d’origine”, cioè quei documenti  che vengono richiesti dalle dogane del Paese importatore e servono ad accertare che questa o quella merce sono stati prodotti in un certo Paese, dunque magari questo comporta un certo trattamento doganale. Cambia perché, secondo quanto ricorda la Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno, a partire dal 1° ottobre prossimo l’ente camerale «renderà obbligatorio il servizio di “stampa in azienda su foglio bianco” dei certificati di origine. In pratica, sarà questa l’unica modalità operativa per richiedere i certificati di origine: i formulari cartacei, per indicazioni ministeriali, «non potranno più essere utilizzati».

Grazie alla nuova procedura con la “stampa in azienda” sarà possibile per l’impresa non essere più costretta a andare negli uffici camerali ritirare il certificato di origine. Si dovrà effettuare «la richiesta di rilascio del certificato tramite la piattaforma telematica “Cert’O” oppure dalla nuova piattaforma Commercio Estero»: di quest’ultima viene consigliato l’utilizzo («sarà l’unica disponibile entro fine anno»), l’impresa riceverà direttamente sulla propria “pec” – viene sottolineato –  il documento in formato pdf, firmato digitalmente dal funzionario camerale, pronto per essere stampato su semplice carta bianca. La numerazione progressiva e univoca del certificato è assicurata dalla piattaforma telematica.

Cosa viene richiesto alle imprese? «L’unica accortezza richiesta alle aziende – viene fatto presente dalla Camera di Commercio – è di avere a disposizione una stampante a colori, poiché in corso di stampa viene automaticamente riprodotto il colore giallo del formulario».

Il diritto di segreteria per il rilascio del certificato è di 10 euro, in quanto il sistema calcola automaticamente il costo dell’originale e di una copia aggiuntiva. Resta inteso – si afferma – che, qualora fossero necessarie ulteriori copie, l’azienda è autorizzata a stamparle senza alcun costo aggiuntivo.

Il servizio di “stampa in azienda” del “certificato di origine” può essere richiesto dall’impresa esportatrice che:

  • non sia incorsa in violazioni gravi o ripetute della normativa doganale e fiscale, compresa l’assenza di condanne per reati gravi in relazione all’attività economica del richiedente; così come previsto dall’art. 39 (a) del Regolamento Ue n° 952/2013;
  • non abbia avuto domande di autorizzazione respinte, né sospensioni o revoche di autorizzazioni esistenti per AEO – Esportatore Autorizzato, a causa di violazioni delle norme doganali negli ultimi tre anni.
Pubblicato il
22 Settembre 2025

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio