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“Me too” e la portualità

Nell’immagine: La donna-diavolessa nell’iconografia di molte religioni.

Ci sembra giusto, in tempi di contestazione scatenata (e spesso prevaricatrice) contro il cosiddetto “patriarcato”, ospitare anche il lamento di questo lettore, che chiede di citare solo le iniziali A.A. secondo il quale queste campagne a furia di slogan e di sfilate sono assolutamente fuori tempo, specialmente nell’ambiente dei porti e della logistica. Riassumiamo la lunga amareggiata nota ricevuta sul web.

Direttore, mi meraviglia lo spazio che anche il vostro/nostro giornale dedica alle manifestazioni, spesso anche scomposte – delle suffragette di una supposta sudditanza della donna in una società maschilista, prevaricatrice, oppressiva e..chi più ne ha più ne metta di aggettivi. Io lavoro in un’agenzia marittima dove le donne sono più di noi maschietti, il capo è una donna e tra i nostri clienti e corrispondenti le donne hanno spesso compiti apicali. Se poi guardiamo al mondo, sia in Oriente che in Occidente le donne son spesso a capo dei governi, compresa l’Europa: e di imprese internazionali, di multinazionali, di centri di ricerca, persino di comandi militari e di navi e aerei da combattimento. Ma c’è proprio bisogno di togliersi i reggiseni e sventolare le puppe in piazza per chiedere diritti già abbondantemente ottenuti? E poi la campagna contro la violenza sulle donne? Perché: la violenza sui minori, sugli handicappati e più un generale le violenze su tutti gli esseri umani contano meno? In conclusione: non si rischia di far nascere un senso di rigetto verso troppe istanze demagogiche?

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Abbiamo sintetizzato, ma non modificato – ci sembra – l’insofferenza del lettore verso le tante manifestazioni del femminismo più acceso. Ne siamo adatti, su queste colonne, a dar giudizi in merito, visto che ci occupiamo di logistica e non siamo un settimanale di costume. Comunque: la libertà di espressione è legittima, purché non sfoci in violenza o prevaricazione. Le “puppe” al vento in piazza? Premesso che chi ha superato gli anta ricorda senza scandalo quando era di moda il monokini in spiaggia e anche in certe feste estive, il corpo femminile usato come provocazione fa parte della storia: Lady Godiva, gentildonna inglese, (nel 1067 riportano i libri) cavalcò nuda in strada per protestare contro l’aumento delle tasse. E lo stesso cristianesimo riporta immagini di donne martirizzate seminude.

Tutto ciò premesso, la parità di genere oggi sembra scontata, almeno in Occidente, malgrado piccole sacche di resistenza. Che poi rimanga in molti il substrato culturale d’origine, cioè di Eva responsabile della cacciata di quel babbelone di Adamo – e del genere umano che è seguito – dal paradiso terreste, beh qualcuno pensa che alla fin fine – ohibò, pensiero naschilista? – ne potesse anche valere la pena…

(A.F.)

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Pubblicato il
7 Dicembre 2024

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