Il plotone delle esecuzioni
LIVORNO – Bisognerà forse farsi una ragione, anche se con amarezza: il porto di Livorno, che è stata il primo scalo container del Mediterraneo per alcuni anni, focalizzandosi con le grandi intuizioni di Italo Piccini sul comparto, oggi sta lottando per rimanere nel range solo dei primi cinque in Italia.
E non è detto che anche il grande progetto della Darsena Europa, con il recente rilancio da parte di MSC, Neri e Lorenzini, possa cambiare velocemente le cose: perché occorreranno comunque anni per essere operativi nel nuovo assetto e nel frattempo la strategia nazionale (Riforma, eccetera) avrà i suoi sviluppi.
È una visione negativa, d’accordo. Ma nasce dai tempi lunghi, incredibilmente lunghi, degli interventi per rendere la Darsena Toscana un valido approdo per le navi d’oggi. Il terminal Lorenzini da questo punto di vista si è rivelato il più dinamico, ci ha messo molto del suo – anche su lavori come i dragaggi e il rafforzamento delle banchine che competevano al pubblico – e il suo ingresso nell’orbita di MSC ha contribuito a dare nuovo slancio: però non ha potuto cambiare l’ostacolo fisico di una strettoia d’ingresso che oggi impedisce alle grandi navi, non solo di MSC, di operare in sicurezza e a pieno carico. Le colpe? Difficile attribuirle: ci sono stati forse errori di progettazione, crolli imprevisti nei lavori del microtunnel, ritardi eccessivi da parte di chi doveva spostare nel sistema delle tubazioni sul fondo del canale, una ricaduta disastrosa della disastrosa burocrazia che incombe in tutti i lavori portuali. Si può andare avanti all’infinito, perché la stessa città, con le sue istituzioni, non è mai intervenuta con decisione per appoggiare le operazioni: e ancor oggi la Darsena Toscana e la Darsena Europa sono, per buona parte dei livornesi, dei vaghi UFO meno importanti dei parcheggi per i bagni Pancaldi d’estate… Il porto? Dà fastidio per il fumo delle navi traghetto, dà fastidio il progetto del “marina” alle centinaia di imbarcazioni più o meno abusive nel Mediceo, dà fastidio per le stesse imbarcazioni del “marina spontaneo” dei Fossi la disciplina dei transiti dall’unica bocca accessibile dello scalo, in condivisione con le navi.
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Forse dovremmo farci tutti un esame di coscienza, prima di scaricare colpe e invocare il plotone d’esecuzione.
(A.F.)
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