Cargo aereo, traffici in brusca frenata dopo il boom del 2024
Nei primi tre mesi del 2025 crescita zero, anzi meno (giù dello 0,3%)

Alessandro Albertini, Presidente di Anama
MILANO. Nei primi tre mesi di quest’anno il traffico cargo aereo ha frenato, anzi ha perfino invertito la tendenza con una leggerissima flessione nelle merci trasportate (meno 0,4%) dopo che nel corso dei dodici mesi del 2024 aveva fatto registrare un balzo in avanti di 15 punti percentuali a confronto con l’anno precedente. È questo il dato che salta agli occhi nel dossier messo a punto dal Centro Studi Fedespedi, l’organizzazione che a livello nazionale raggruppa il mondo delle imprese di spedizionieri: i numeri sono stati resi noti durante il convegno dell’Osservatorio Cargo Aereo, promosso da Anama, l’associazione nazionale degli “Agenti Merci Aeree” (nata nel 1957 come sezione aerea di Fedespedi) insieme alla “comunità” di imprese del settore cargo aereo di cui con Anama fanno parte Assaereo, Assohandlers e Ibar.
L’appuntamento di quest’anno aveva come titolo “L’Europa del cargo aereo: misurare per crescere”. Sotto la lente dell’approfondimento il tema della qualità erogata dagli aeroporti nella gestione delle merci, partendo – viene fatto rilevare – da uno studio dedicato alla mappatura delle carte dei servizi dei principali aeroporti europei. Quale scopo ha tale indagine? Vuol «contribuire a promuovere nel mercato italiano i benefici di questo strumento in termini di potenziamento dell’efficienza dei servizi del cargo aereo e analizzare eventuali “migliori pratiche” europee da adottare nella nuova “carta dei servizi merci”.
Secondo quanto risulta dalle analisi del Centro Studi Fedespedi, si nota che le tratte che hanno trainato gli scambi commerciali con l’Italia attraverso i flussi di import/export sono principalmentre tre: in primo luogo, quelle dirette verso l’Europa (con una crescita del 13,9% rispetto al 2024), poi quella che collega all’Estremo Oriente (con un incremento del 7,2%) e infine quella con l’Africa (più 1,7%). Opposta è la tendenza sull’asse di altre tre grandi direttrici: ragguardevole l’arretramento negli scambi con il Centro-Sud America (meno 14,8%), e restano in negativo anche la direttrice da/per il Medio Oriente (meno 5,3%) e ugualmente il segno “meno” riguarda il Nord America (meno 3%).
Riguardo a quest’ultimo dato, le cifre di Fedespedi mostrano anche qualcos’altro: «Nonostante il traffico aereo delle merci da e verso il Nord America sia diminuito a livello complessivo, – viene sottolineato – guardando nello specifico agli Stati Uniti, le dinamiche generate dai dazi hanno determinato una crescita generale del 26,3% delle importazioni, e anche l’Italia ha visto crescere del 6% le esportazioni verso gli Usa».
Per il numero uno di Anama, Alessandro Albertini, dietro l’incremento dei traffici cargo con l’Estremo Oriente si intuisce verosimilmente la crescita dei traffici e-commerce: quest’aspetto «sta impattando sulla modalità operativa classica del trasporto aereo nazionale e richiede a tutti gli operatori della filiera uno sforzo di ripensamento e flessibilità a beneficio di tutte le tipologie di traffico gestite dai centri di smistamento aeroportuali».
E l’effetto dell’annuncio dei dazi da parte degli Stati Uniti? A giudizio di Albertini, questo spesso ha spinto gli importatori ad «anticipare gli ordini per evitare il pagamento di tariffe più alte, generando un aumento dei traffici per tutte le modalità di trasporto, con conseguenti congestionamenti presso gli hub logistici e boom di noli». Non è un caso che il flusso delle merci verso gli Stati Uniti – sostiene – abbia registrato nel primo trimestre del 2025 una crescita significativa di cui ha giovato anche l’Italia. All’interno di questo scenario, per Albertini è indispensabile «lavorare sull’efficienza dei servizi tramite lo sviluppo di sistemi di digitalizzazione dei processi e rinnovando gli strumenti di misurazione delle performance». Non è per niente causale, lo dice il presidente di Anama, ogni riferimento alla “carta dei servizi merci”, «come abbiamo messo a tema nel nostro convegno dell’Osservatorio Cargo Aereo».
Quanto all’analisi relativa al nostro Paese, va detto che il traffico del cargo aereo si concentra negli aeroporti di Milano Malpensa e Roma Fiumicino: lo scalo milanese di Malpensa è per traffico merci «il primo polo italiano e al nono posto in Europa». Milano Malpensa nel primo trimestre di quest’anno «ha confermato volumi di traffico in linea con lo stesso periodo dell’anno precedente (meno 0,3%)». Stessa storia anche per l’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino: «sostanzialmente stabile» il traffico nei primi tre mesi di quest’anno, in rapporto allo stesso arco di tempo di dodici mesi prima, visto che anche in questo caso ci si è attestati su una crescita pressoché zero, anzi un po’ meno (meno 0,3%).
Per quanto riguarda le rotte, i Paesi con cui si registrano i maggiori volumi di scambio per Milano Malpensa sono Cina (Hong Kong), Qatar (Doha) e Germania (Lipsia), mentre per Roma Fiumicino sono Stati Uniti (New York), Emirati Arabi (Dubai) e Qatar (Doha).