Stanati 145 “sconosciuti al fisco”, soprattutto nel commercio online
Riciclaggio, usura e correttezza aziendale: nei guai 204 “colletti bianchi”
LIVORNO. Nel mare magnum di cifre che contrassegnano il bilancio operativo della Guardia di Finanza, merita fissare lo sguardo sul fatto che si è riusciti a scovare 145 evasori totali, cioè persone del tutto sconosciute al fisco, che si tratti di imprenditori o di lavoratori autonomi. Con una sottolineatura: la nuova frontiera dei furbetti pare sia il commercio online, è in questo campo che è stato trovato un buon numero di contribuenti-fantasma.
Non dimentichiamo però che, oltre ai perfetti sconosciuti, c’è chi provvede a ritagliarsi un (bel) po’ di reddito esentasse aggirando i controlli: almeno finché non vengono pizzicati dai militari delle Fiamme Gialle. Il riferimento è ai 34 soggetti per i quali i controlli fiscali hanno accertato che mancava qualcosa: in particolare, stando alle accuse della Guardia di finanza, sono spariti dal computo dei redditi 579mila euro (per un mancato pagamento di tasse pari a 231mila euro). In altri trenta casi non era stato compilato il quadro Rw relativo ai redditi derivati da investimenti all’estero: nel complesso, poco meno di 12 milioni di euro che ora il fisco rivuole.
E gli altri due? Hanno a che fare con imbarcazioni: l’una per utilizzo abusivo di imbarcazione per le attività di locazione (multa di 11mila euro), l’altra perché è stata tecnicamente “contrabbandata” per omessa dichiarazione, non avendo pagato diritti di confine, un’imbarcazione dal valore di 1,1 milioni di euro.
Sempre sul fronte della nautica da diporto, ma quella di alta gamma, le Fiamme Gialle rivelano che la componente aeronavale ha in corso il progetto “Christina O”: si tratta del contrasto all’escamotage di fittizie residenze all’estero. Cosa c’entra la nautica? Si tratta di controlli riguardanti imbarcazioni di lusso battenti bandiera estera, si risale all’identificazione dei reali proprietari e utilizzatori di yacht (spesso persone fisiche/giuridiche italiane) e a ottenere «elementi utili a definire la reale capacità contributiva di proprietari italiani».

Il comandante provinciale della Guardia di finanza, colonnello Cesare Antuofermo: nei prossimi giorni la sua carriera fa un ulteriore passo con il trasferimento a Roma, ne prenderà il posto il colonnello Gianluca Forcina
Questo è solo un assaggio del report della Guardia di finanza guidata dal colonnello Cesare Antuofermo (del quale nei giorni scorsi è stato annunciato il trasferimento a Roma per un importante incarico, lo sostituirà il colonnello Gianluca Forcina in arrivo dal nucleo di polizia valutaria di Roma). Le cifre riguardano l’arco di attività fra l’inizio dello scorso anno e la fine maggio di questo anno, 17 mesi insomma.
L’insieme vale 3.850 interventi più 499 indagini per contrastare gli illeciti economico-finanziari e le infiltrazioni della criminalità nell’economia, la componente aeronavale invece ha condotto sulla fascia costiera della regione 3.267 missioni di polizia del mare (con più di 184mila miglia nautiche e 1.711 controlli di polizia a imbarcazioni da diporto, pesca e commerciali). Come vedremo, passando in rassegna i differenti settori dei controlli: sono finiti nei guai 204 “colletti bianchi”, adesso si dovrà vedere se le accuse reggeranno.
Al tirar delle somme, sul fronte tasse sono state denunciate 72 persone per reati tributari. Non solo: in virtù di indagini delegate dall’autorità giudiziaria, sono stati “cautelati” e segnalati all’Agenzia delle entrate crediti d’imposta agevolativi in materia edilizia ed energetica inesistenti o ad elevato rischio fiscale, nonché sequestrati beni costituenti profitto dell’evasione e delle frodi fiscali, per un valore di oltre 11,5 milioni di euro. Inoltre, sono state avanzate 3 proposte di cessazione della partita Iva e di cancellazione dalla banca dati Vies (per «soggetti economici connotati da profili di pericolosità fiscale»). Altri controlli, altri numeri: 38 interventi in materia di accise e 766 nel settore doganale.
Ma non sono mancate anche indagini contro il gioco illegale: pensavate che ormai si può scommettere online anche sotto l’ombrellone o mentre guardi la tv ma evidentemente non è sufficiente. C’è dell’altro: si è arrivati alla scoperta di due punti clandestini di raccolta scommesse. Risultato: denunciati i due responsabili e ai fini amministrativi verbale per altri 48 soggetti. A ciò si aggiunga che sono stati scoperti 318 lavoratori in “nero” o comunque irregolari.
Vedi alla voce: criminalità organizzata. I militari del comando livornese tengono a vederla non solo con coppoletta e lupara ma con i colletti bianchi, magari il master o comunque l’abilità di infilarsi nelle srl e nei consigli d’amministrazione. Al ruolo di polizia economica che è proprio delle Fiamme Gialle spetta di fermare la zona grigia di tali infiltrazioni criminali nell’economia legale così da tutelare la libera concorrenza.
Ad esempio, nel campo del riciclaggio e autoriciclaggio l’investigazione su flussi finanziari sospetti ha portato a intervenire 11 volte: nel complesso, sono scattate le denunce per 17 persone e sono stati sequestrati patrimoni per «oltre 6,5 milioni di euro». Per dirne un’altra: riguardo ai reati societari e al codice della crisi d’impresa, sono finiti nei guai in 48, tutti denunciati. Con l’accusa di usura e estorsione sono stati denunciati in due. Una terza sottolineatura riguarda la responsabilità amministrativa degli enti: sei le indagini, hanno portato alla segnalazione di 13 soggetti giuridici (e a sequestri «per oltre 5 milioni di euro»). Detto per inciso, nel conto vanno considerati anche gli «oltre 400 accertamenti a seguito di richieste pervenute dai prefetti», in gran parte per il rilascio della documentazione antimafia.
Un altro tassello del puzzle dell’azione dei finanzieri ha a che vedere con i pubblici poteri e al rischio corruzione. Il dossier del comando agli ordini del colonnello Antuofermo guarda al complesso dei reati contro la pubblica amministrazione: contando sulle potestà investigative in campo tecnico, finanziario e patrimoniale, si è puntato a «ricostruire le regie criminali e il ruolo dei soggetti coinvolti». Risultato: si è arrivati «alla denuncia di 7 persone e al sequestro di disponibilità per oltre 640mila di euro».
L’altra questione riguarda qualcosa che non si qualifica come corruzione (la tangente o simili) ma magari danneggia l’interesse pubblico perché causa sprechi ingiustificati di soldi. Ammontano a «più di 13 milioni di euro» i danni erariali accertati nel corso di dieci indagini sulla correttezza della spesa pubblica: sono nate in collaborazione con l’autorità giudiziaria (penale e contabile) e, in fatto di spesa pubblica, hanno portato a segnalare alla Corte dei conti i nomi di 47 responsabili.
C’è da dire che i controlli sulla spesa pubblica – evitare, cioè, che qualcuno si faccia prendere dalla tentazione di fare il furbino – si possono distinguere in via generale due campi: l’uno fissa lo sguardo sui fondi in arrivo da Bruxelles, l’altro analizza i rivoli della spesa pubblica del nostro Paese.
Nel primo caso, occhi spalancati sugli investimenti finanziati con i soldi del Pnrr: 93 controlli effettuati per verificare se cittadini e imprese avevano diritto a crediti d’imposta, contributi e finanziamenti più i controlli su come sono stati eseguiti gli appalti (valore 5,2 milioni di euro). Lo stesso dicasi pure per gli aiuti nei settori agricoltura e pesca: due interventi, scovate frodi compite mediante la presentazione di dati non veritieri (ma l’importo è limitato: 14mila euro). Complessivamente, sono state accertate frodi su contributi comunitari indebitamente percepiti per 515mila euro.
Per la spesa della mano pubblica con “targa” italiana, sono stati passati al setaccio in 178: fra loro 58 sono per il reddito di cittadinanza e le nuove misure di inclusione e di supporto per la formazione e il lavoro. Qui i soldi acciuffati in modo poco corretto hanno superato gli 87 mila euro. Da specificare che, in tema di appalti, sono state monitorate procedure di affidamento e modalità di esecuzione delle opere e servizi per oltre 2 milioni di euro.
In fatto di contraffazione e tutela del mercato, in sede di bilancio si mettono in fila 105 interventi e sono state sviluppate 17 deleghe dell’autorità giudiziaria: 47 persone sono state denunciate. E sono stati sequestrati «oltre 349mila prodotti contraffatti, con falsa indicazione del made in Italy, non sicuri e in violazione della normativa sul diritto d’autore».

Una operazione antidroga dei finanzieri in tandem con le Dogane
Questione droga. Gli appassionati delle statistiche possono notare che, in questi 17 mesi fino al maggio scorso, i reparti dei finanzieri hanno sequestrato «oltre 2.846 kg di sostanze stupefacenti, in prevalenza cocaina e marijuana».
Un settore della relazione è dedicata al piano “Mundus solo” che ha come obiettivo l’altolà agli illeciti ambientali. Nel periodo gennaio-marzo 2025 sono stati 22 i controlli eseguiti: 17 dei quali – più del 77% – hanno rilevato irregolarità. Con qualche conseguenza: 13 rappresentanti legali sono stati segnalati alla magistratura per violazioni ambientali, l’ammontare complessivo delle multe supera i 380mila euro. Di più: sotto sequestri anche 7mila metri quadri di aree in zone con vincolo paesaggistico e 127 imbarcazioni da diporto.
Concludiamo in mare così come avevamo iniziato. In virtù dell’intesa fra il Parco nazionale Arcipelago Toscano e la componente aeronavale del Corpo, a garanzia della biodiversità e delle aree marine protette dell’Arcipelago, in 17 mesi sono state «constatate 15 violazioni relative al transito, sosta di imbarcazioni da diporto in zone di mare protette».
In mare c’è anche qualcos’altro: perlomeno rischia di esserci. La Guardia di finanza sta dentro il sistema di sicurezza interna/esterna del Bel Paese: fin qui è una bella enunciazione, in concreto è la sorveglianza per contrastare «i traffici illeciti di stupefacenti, rifiuti, armi ed esseri umani». Traffici – viene spiegato – che «hanno origine in massima parte oltremare» e transitano per il Mediterraneo. Fino a settembre la componente aeronavale provvederà a rischierare temporaneamente le unità navali presso altri 20 approdi toscani a più alta vocazione turistica (tra cui le isole di Capraia, di Pianosa, del Giglio e di Giannutri, Viareggio, Rosignano Marittimo, Marina di Grosseto, Marina di Campo e Porto Azzurro).