Visita il sito web
Tempo per la lettura: 5 minuti
CCIAA: IL REPORT/2

Cresce l’occupazione (ma non è una provincia per giovani)

A trainare l'incremento sono gli over 55 e soprattutto le donne

Saldatore al lavoro in una officina

LIVORNO. La fotografia del mercato del lavoro con targa Livorno intanto, almeno per una volta, vale un bel sorriso: crescono gli occupati (più 3,9%), e a fare da traino è l’incremento delle lavoratrici. A squadernare cifre e tabelle dal dossier della “Giornata dell’economia” è Raffaella Antonini, economista del centro studi della Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno guidata dal presidente Riccardo Breda.

Ma per ogni bella notizia c’è sempre un dietro le quinte: ad esempio, si restringe l’occupazione maschile. Ma non è tanto questo che la ricercatrice richiama l’attenzione: sempre più spesso – afferma – si esce dal mercato del lavoro per una forma di scoraggiamento e così la forza lavoro disponibile diminuisce.

Scrutando dentro l’universo maschile salta fuori anche un altro dato: non sono pochi quanti fra 25 e 34 anni dichiarano di essere ancora studenti; dai 35 anni in poi si inabisseranno. A giudizio di Antonini è l’atteggiamento di chi ha un titolo di studio alto e non accetta un lavoro purchessìa ma è disposto ad attendere pur di scovare una opportunità migliore. E non è tutto: occhio alle età, chi sono questi occupati in più?  Non i giovanissimi under 25 (meno 2,8%) e nemmeno quelli del decennio successivo (crescita limitata all’1,3%), l’impennata si registra fra i 55 e i 64 anni (più 4,2%), appena prima della pensione.

C’è dell’altro, e anche qui è una notizia che apre il cuore: il 67,4% delle imprese livornesi (ma in Maremma si supera il 70%) – segnala lo studio dell’ente camerale – ha previsto di effettuare assunzioni nel corso dell’anno. Più di quel che è accaduto nell’analoga indagine di dodici mesi prima e al di sopra di quanto si registra sia in Toscana (64,2%) che in Italia (poco più di 64 punti percentuali in ambo i casi). Ma con un “ma”: se si va a vedere quante sono le assunzioni preannunciate, ecco che in provincia di Livorno si arriva a 33.120, cioè il 7,3% in meno a confronto con l’anno precedente. Percentuale in negativo che si discosta alquanto raffrontandola con il resto della Toscana (meno 2,2%) e con l’andamento nazionale (più 3,1%). Al tirar della riga del totale: in provincia di Livorno aumenta il numero delle imprese che assumono ma diminuisce il numero delle persone assunte.

Una insegnante al lavoro nella sua classe

È estremamente interessante anche notare un aspetto di questo nuovo sprint dell’occupazione al femminile, soprattutto se la guardiamo in controluce: una “lei” che dopo i 24 anni sta a casa lo motiva con esigenze familiari. In modo solo apparentemente paradossale, è «una motivazione che cresce con l’avanzare dell’età»: dunque, quel che rende complicato andare a lavorare per una donna – viene sottolineato –  non termina con l’uscita dalla primissima infanzia di un eventuale figlio ma anzi il welfare si rattrappisce e le esigenze di cura familiare aumentano perché magari c’è da prendersi carico degli anziani genitori alle prese con gli acciacchi o con l’Alzheimer.

La ricerca della Camera di Commercio pesca una lunga citazione da un report del marzo scorso firmato da Adapt, l’associazione fondata da Marco Biagi, giuslavorista assassinato dalle Brigate rosse, per spalancare a un’ottica internazionale le ricerche su relazioni industriali e lavoro. «Una crescita occupazionale che deriva in larga parte dal permanere di persone over 60 nel mercato del lavoro, magari impiegati in mansioni che difficilmente riescono a svolgere come in passato o posti davanti a esigenze di riqualificazione professionale che non vengono affrontare, – viene sostenuto – si traduce in effetti negativi sulla produttività con le conseguenze che ben conosciamo, in primo luogo sui salari. Questo dovrebbe interrogare, in uno scenario inedito per il nostro Paese di crescita forte di una certa fascia di occupati, su cosa significhi rendere sostenibile, sia in termini di attività svolte che in termini di competenze e aggiornamento professionale, il lavoro dei lavoratori più maturi».

Altro tassello del mosaico, sempre più spesso sottolineato dalle imprese: non di rado è impossibile trovare le professionalità richieste, e non si tratta di percentuali marginali: «Nel 2024 la quota di irreperibili – così vengono chiamati – è stata pari al 46,7% a Livorno e al 44,7% a Grosseto» (da confrontare con: 47,8% Italia, 50% Toscana). È una percentuale «in forte aumento rispetto al 2023» ed è una tendenza che arriva perlomeno dal 2019 «in maniera repentina e con intensità tendenzialmente crescente in ogni territorio considerato». Occhi puntati sugli operai specializzati: è qui che si registrano «le maggiori criticità di reperimento» sia a Livorno che a Grosseto, in entrambi i casi vale per quasi due ricerche su tre (65%).

L’identikit sotto il profilo del titolo di studio: sono lontani i tempi in cui i laureati ricercati arrivavano tuttal più al 4%. In provincia di Livorno siamo al 9,2%. Ma c’è ancora strada da fare: nel resto della Toscana siamo al 12% e a livello nazionale si sfiora il 16%.

Fin qui si è parlato dei numeri su quanti sono i lavoratori. C’è da chiedersi anche: ma con quale busta paga?  Non è una cosa che viene indicata esplicitamente nella ricerca del centro studi ma basta unire i puntini per farsi venire un sospetto: e se i redditi si fossero afflosciati? Qualche indizio di una diminuita capacità di spesa o comunque di una forte cautela nell’aprire il portafoglio, eccolo qui.

I dati del turismo dicono che volano le cifre relative agli stranieri, per i vacanzieri italiani no: è da un pezzo che non esiste più la villeggiatura di una volta lunga quasi quanto l’estate, ma ora si scende a nemmeno una settimana di permanenza: è un “mordi e fuggi”, briciole di ferie, insomma. In tandem con i dati sulle vendite al dettaglio dovrebbe dirci qualcosa sul reddito effettivamente disponibile farci intuire che le famiglie si sono arrangiate per contrastare l’abbassamento del reale potere d’acquisto della propria busta paga. E poi: se aumentano le donne occupate è per una voglia di protagonismo e emancipazione o perché c’è bisogno che l’ex mono-reddito sempre più smilzo sia irrobustito da qualcun altro che in casa porti a casa la pagnotta? Di più: se sul fronte del credito aumentano del 9% le famiglie che fanno le rate per le spese di rilievo e va giù di picchio del 10% fra i livornesi la propensione al risparmio, forse il problema non è più come spenderli ma dove trovarli. La creazione di reddito, cioè.

Il focus sull’andamento dei redditi dice che, in effetti, in provincia di Livorno – con un aumento dell’1,7% rispetto all’anno precedente tanto nel 2024 che quest’anno – ce la siamo cavata meglio che a livello regionale (0,9% in tutte e due le annate) come pure su scala nazionale (1,2% nel 2024, 1,0% quest’anno). Ma, come spiega il report Cciaa, è un recupero che resta «inferiore alla perdita di potere d’acquisto subita in questi anni»: qualcosa si è ottenuto nei rinnovi contrattuali ma «ad oggi nessun contratto ha previsto aumenti che permettano un pieno recupero dell’inflazione che si è generata dalla fine del 2021».

Mauro Zucchelli

Pubblicato il
12 Luglio 2025
di MAURO ZUCCHELLI

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio