L’industria degli yacht ha sorpassato l’export del gigante Fincantieri
Formenti (Confindustria Nautica): siamo un pilastro del made in Italy

L’industria nautica protagonista nella crscita del made in Italy: qui uno yacht realizzato da Tankoa
GENOVA. Non nasconde l’orgoglio il presidente di Confindustria Nautica, Piero Formenti, quando di fatto racconta un “sorpasso”: quello dell’export del mondo del diporto rispetto a un super-gigante come Fincantieri. «Un recente studio di Cassa Depositi e Prestiti dice che nel 2023 la cantieristica nautica ha espresso il 47% di tutto l’export nazionale della cantieristica navale, i dati di Fondazione Edison relativi al 2024 dicono che la componente cantieristica da diporto è cresciuta al 52%».
Formenti l’ha detto nel corso della giornata dl titolo “Economia del mare 2025” che a Genova è stata organizzata al Palazzo della Borsa dal quotidiano confindustriale “Sole 24 Ore” per parlare delle varie sfaccettature della “blue economy”. Il numero uno dell’organizzazione degli industriali della nautica tiene a sottolineare la crescita del peso specifico del proprio settore all’interno dell’economia italiana: la riprova sta nel fatto che il “libro bianco del made in Italy” del ministro Adolfo Urso inserisca l’industria tricolore del settore nautica «accanto alle storiche quattro “A” (una, però, l’industria dell’auto ce la siamo persa per strada) al pari di quelli che indica come «i “nuovi surplus”, cioè alimentari e farmaceutica».
Formenti coglie la palla al balzo per mandare un forte messaggio alle istituzioni: «Non c’è Italia senza industria manifatturiera e Confindustria deve essere il primo interlocutore. Se parliamo di “politiche del mare”, parliamo di politiche industriali; se parliamo di “futuro”, parliamo di visione industriale; se parliamo di “sostenibilità”, parliamo (anche) di costi che l’industria deve sostenere».
Nel proprio argomentare il leader di Confindustria Nautica indica che l’economia del mare italiana conta su tre capisaldi:
- la cantieristica navale, e in primis si parla di Fincantieri in primis;
- la cantieristica nautica, ormai alla pari con quella navale per quanto riguarda la capacità di export;
- la croceristica.
Tutti e tre questi settori hanno tratti comuni, «a cominciare dal forte legame con i territori» (e qui è stato ricordato che il Salone del settore «per una settimana di esposizione genera un indotto su questo territorio di 72 milioni di euro»), oltre a «una spiccata vocazione all’innovazione e alle tematiche ambientali». Dunque, per Formenti questa galassia di operatori hanno «non solo il diritto ma il dovere di offrire un orientamento e una indicazione sul futuro».

Piero Formenti, presidente di Confindustria Nautica
L’identikit che traccia Ernesto Lanzillo (partner Deloitte Central Mediterranean) va ancor più nel dettaglio: l’andamento del mercato globale delle nuove costruzioni è «fortemente condizionato dalla produzione dei superyacht che ne rappresentano il 70%». È così anche nel mercato italiano: la cantieristica italiana si conferma leader mondiale nei superyacht, con oltre il 50%. Il giro d’affari della nautica italiana? «Vale circa 8,3 miliardi di euro nel 2023 ed è in crescita nel 2024 ma con un passo più contenuto rispetto al post-Covid, la quasi totalità della produzione nazionale è dedicata al mercato internazionale».
Quanto alla nautica da diporto, il mercato è più spezzettato con un arcipelago di produttori di piccole e medie dimensioni: «Il 90% degli operatori genera il 17% della produzione», è un mercato che «sta soffrendo per contrazione della domanda e difficoltà di accesso al credito». Questo spicchio di realtà dà lavoro a «oltre 30mila dipendenti» e deve vedersela con «capacità di digitalizzazione, di formazione e di mantenimento della qualità di prodotto».
La nautica italiana – questo il ragionamento di Marina Stella, direttore generale di Confindustria Nautica – interpreta il concetto di “bello e ben fatto” e, unendo «forma e funzione, ricerca e tradizione», diventa così «un ambasciatore ideale dello stile italiano nel mondo».
Per Raffaello Napoleone (amministratore delegato di Pitti Immagine e presidente di It-Ex) i grandi eventi sono importanti come leva per l’export e per l’identità dei settori produttivi: «Moda e nautica da diporto sono settori di eccellenza del made in Italy che condividono gli stessi saperi e la leadership creativa». Ecco il salto di qualità: «In un panorama internazionale sempre più competitivo, le manifestazioni fieristiche non sono semplici vetrine espositive, ma infrastrutture strategiche per la crescita, l’identità e l’internazionalizzazione dei settori produttivi». C’è una crisi dei modelli fieristici basati su logiche di crescita del fatturato senza qualità espositiva: per questa ragione – rincara – «emerge con forza la necessità di una nuova cultura dell’evento: selettiva, qualitativa, rappresentativa».

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