Le api intorno alla fabbrica per misurare se inquina (e quanto)
Biomonitoraggio ambientale per Rcr Cristalleria Italiana
COLLE VAL D’ELSA (Siena). Alcune famiglie di api prenderanno “casa” nelle vicinanze del sito produttivo che Rcr ha a Colle Val d’Elsa: si tratta di “Cristalleria italiana”, una azienda toscana che ha saputo conquistarsi la leadership nel mondo nella produzione di bicchieri e oggetti per l’arredo tavola, mixology e degustazione in vetro sonoro superiore.
Cosa ci fanno le api? Il progetto si chiama “Arnie Intelligenti” e consiste nell’installazione di due alveari già popolati da api vicino all’azienda: uno sarà dotato di sensori per la raccolta di diversi parametri ambientali. Le api – spiegano dal quartier generale della società – sono riconosciute come «eccellenti bioindicatori»: offrono «preziose informazioni sulla qualità dell’aria e dell’ecosistema circostante, poiché la loro presenza stabile è legata a condizioni ambientali salubri e prive di inquinanti». Attraverso il biomonitoraggio «sarà possibile controllare la salute delle colonie, che fungeranno da indicatori biologici dell’impatto ambientale dei processi industriali dell’azienda».
È una iniziativa che Rcr Cristalleria Italiana ha in campo grazie all’accordo con la Fondazione Siena Food Lab e con il Santa Chiara Lab dell’Università di Siena per l’avvio di un progetto a sostegno della biodiversità nelle aree circostanti il sito produttivo nell’area senese.
Le api – viene sottolineato presentando l’iniziativa – sono essenziali per la biodiversità perché «impollinano molte specie vegetali, contribuendo alla riproduzione di piante selvatiche e colture tipiche come olivi, viti e frutti del paesaggio toscano: questo sostiene l’equilibrio degli ecosistemi e un’agricoltura sostenibile, fondamentale per la tutela del territorio». Ma c’è un “ma”: viene spiegato che le api sono minacciate da specie aliene come la Varroa, un parassita ormai diffuso in tutta Italia, e la Vespa Velutina, un predatore arrivato dalla Francia fino a Firenze e Lucca, che danneggia le colonie e l’intera produzione agricola e apistica.
L’attività delle due famiglie di api saranno sorvegliate in situ dall’apicoltore esperto Nicolò Patrone: sarà monitorata costantemente – viene messo in rilievo – anche da remoto dalla Fondazione Siena Food Lab e dal Santa Chiara Lab dell’Università di Siena, che elaborerà i dati rilevati presso il sito di Rcr e li confronterà con quelli di tutti gli altri siti collegati, raccogliendo informazioni utili all’elaborazione dei dati consuntivi del progetto globale.
Rcr è nata nel 1967 dall’idea di un gruppo di artigiani: rivendica di essersi «sempre contraddistinta per il suo carattere fortemente innovativo e ambientalista: si pensi che pochi anni dopo la nascita, già nel ’73, è stata fra le prime realtà al mondo a introdurre i forni di fusione elettrici e la prima linea automatica di produzione dei calici. Nella sede gli addetti sono 300, altri 2000 collaboratori lavorano nell’indotto. Dei 38 milioni di articoli prodotti ogni anno, Rcr – che fattura 50 milioni all’anno (cun export all’80% in 110 Paesi nel mondo.
Per gli scopi del progetto – viene segnalato – l’Università di Siena ha acquistato globalmente 20 arnie corredate dagli accessori necessari per realizzare un vero e proprio laboratorio a cielo aperto: è stata fornita la strumentazione sensoristica funzionale al monitoraggio dello stato di salute delle api e il contemporaneo monitoraggio dello stato dell’ambiente circostante agli alveari.
«L’iniziativa è molto importante, perché legata alla strategia di Rcr per cui “far bene alle persone e all’ambiente fa bene al business», dice l’amministratore delegato dell’azienda colligiana Roberto Pierucci: «Le api fungono da indicatore biologico in senso globale e costituiscono un garante vivente della bontà del nostro operato, oltre che dell’assenza di eccessi nell’uso di fitofarmaci da parte degli agricoltori della zona. Diciamo che le nostre nuove ospiti saranno alleate preziose nella strategia “Esg” di Rcr».
Pierucci ribadisce che l’azienda ha a cuore la biodiversità: «Essere sensibili ai temi ambientali fa parte del nostro modo di fare impresa, per questo siamo felici di accogliere queste ospiti davvero speciali. Sostenibilità per Rcr da sempre assume il significato di responsabilità: la loro presenza e il loro prosperare penso siano la migliore certificazione possibile della bontà dei nostri processi industriali».
Così Cristiana Tozzi, Project Manager Santa Chiara La e Fondazione Siena Food Lab: «La mission del progetto è quella di supportare la ricerca e l’innovazione nel settore agroalimentare, fornendo servizi integrati, accelerando la digitalizzazione dei sistemi agroalimentari e la loro efficienza, la tracciabilità e la sostenibilità e promuovendo l’affidabilità di prodotti e processi e delle informazioni fornite ai cittadini, alle autorità locali e ai portatori d’interessi».
«Questo progetto non solo aiuterà noi, ma intendiamo contribuire a sensibilizzare la popolazione locale, le istituzioni, le scuole circa l’importanza della biodiversità nel nostro territorio, vocato all’agricoltura, dove per esempio l’utilizzo errato dei fitofarmaci costituisce ancora un grande problema», avverte Pierucci.