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IL CASO ALL’ANTITRUST

Grimaldi contro Msc e Moby: torna la “guerra” a colpi di dichiarazioni

La compagnia napoletana all’attacco, la “Balena Blu” risponde per le rime

L’armatore Achille Onorato, numero uno di Moby

MILANO. Uno: «Moby non ha patrimonio netto negativo, bensì positivo». Due: «Moby ha saldato tutti i propri debiti nell’ambito della procedura concordataria chiusa ormai due anni fa» (l’unico debito oggi esistente è «quello nei confronti di Sas per il finanziamento da questa concesso, già parzialmente restituito e che verrà completamente estinto entro i prossimi mesi, proprio attraverso l’attuazione degli impegni presi con Agcm (Antitrust), cui Grimaldi pare opporsi». Tre: «Moby non è assolutamente in difficoltà finanziarie». La compagnia della Balena Blu guidata da Achille Onorato risponde per le rime al mittente, dopo che con alcune dichiarazioni al giornale online genovese “Shipping Italy” i vertici del gruppo concorrente Grimaldi erano andati all’attacco per «contestare all’Antitrust gli impegni di Moby, Msc e Gnv».

Parte da questo tris di elementi la replica («le affermazioni del signor Grimaldi non finiranno mai di stupirci») mettendo in evidenza, da parte della compagnia della famiglia Onorato, che «è del tutto falsa e non rispondete a verità» l’affermazione attribuita a Grimaldi Group secondo cui Moby sarebbe «un’azienda con patrimonio netto negativo, indebitata e in difficoltà finanziarie».

Ugualmente viene contestata – anche qui con la formula «è del tutto falsa e non rispondente a verità» – la dichiarazione «attribuita a Grimaldi Group» secondo cui «è evidente la scelta da parte di Gnv e Moby di operare in dumping la linea Palermo-Napoli».

Per la terza volta si ripete che «è del tutto falsa e non rispondente a verità» una ulteriore affermazione «attribuita a Grimaldi Group secondo cui lo stesso sarebbe creditore di Moby». La compagnia degli Onorato tiene a precisare che «tra le parti sono in corso alcune controversie giudiziarie che allo stato attuale vedono Moby creditrice di Grimaldi Group per importi superiori a quelli reclamati illegittimamente da quest’ultimo».

A proposito di quest’aspetto, la compagnia della Balena Blu ricorda che «Grimaldi, al termine di due contenziosi legali, è già stato recentemente condannato e costretto a corrispondere rilevanti somme di denaro al Gruppo Moby». A ciò si aggiunga che Moby tutelerà portando tali affermazioni «all’attenzione dell’autorità giudiziaria in sede penale».

Una nave della flotta dell’armatore napoletano Grimaldi

Le dichiarazioni attribuite al gruppo Grimaldi avevano messo al centro (qui il link all’articolo pubblicato da “Shipping Italy” ) gli impegni proposti per chiudere l’indagine avviata dall’Antitrust per chiarire se vi sia stato un comportamento contrario alle norme sulla concorrenza «dopo l’ingresso di Sas (Msc) al 49% in Moby, a cui si è aggiunto un finanziamento da 243 milioni (a fronte di un pegno sul restante 51% della stessa “Balena blu”)».

Di fronte al fatto che l’Autorità Garante della Concorrenza aveva aperto una interlocuzione con gli operatori chiedendo di far pervenire eventuali osservazioni entro il 16 agosto prossimo, Grimaldi aveva spiegato ai giornalisti della testata genovese che sì, avrebbe presentato rilievi.

Oltre a quanto già segnalato, è nel mirino il trasferimento di proprietà dei due traghetti Sharden e Moby Vinci: a giudizio di Grimaldi hanno «contribuito a depauperare il patrimonio di Moby di asset strategici sottratti ai creditori (fra cui ci siamo anche noi)». Perciò, per la compagnia armatoriale napoletana dovrebbe essere bloccato ogni ulteriore trasferimento di asset da Moby, «siano essi terminal portuali, navi o altro», e a maggior ragione «non dovrebbe poter essere Msc a rilevare questi asset» (neanche come «restituzione del prestito residuo risultante da quei 243 milioni versati da Aponte a Onorato per consentirgli di chiudere il concordato preventivo»).

“Shipping Italy” riferisce che Grimaldi ha l’intenzione di aprire una guerra a colpi di carte bollate: occhi puntati su quattro linee al centro dell’istruttoria dell’Antitrust, Grimaldi ritiene che i concorrenti stiano compiendo atti irregolari per estrometterlo da quel mercato. A tal riguardo, ecco l’annuncio che oltre all’Antitrust si punta a portare la questione «al Tar e poi al Consiglio di Stato». Non basta: secondo il gruppo armatoriale campano Msc non ha notificato in campo europeo l’ingresso in Moby mentre, al contrario, «questa concentrazione doveva essere oggetto di materia concorrenziale a livello Ue».

La sede dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) a Roma in piazza Verdi

Non è certo la prima volta che Grimaldi e Moby si scontrano. Il porto di Livorno è stato in almeno due occasioni-chiave il teatro della battaglia campale fra i due schieramenti. L’una, alla metà dello scorso decennio: con Grimaldi che apre da Livorno un collegamento con Olbia con un impegno talmente forte da puntare a sottrarre agli Onorato la leadership delle rotte fra continente e Sardegna (qui il link a un articolo del Tirreno che mostra quella “guerra” nel porto di Livorno). La seconda, più tardi, dall’estate 2018: quando cioè la Capitaneria sequestra la tensostruttura per passeggeri alla radice della Darsena Toscana (qui il link all’articolo del Tirreno che apre quella stagione di scontri). Da un lato, Grimaldi che ha realizzato quel che l’Authority aveva chiesto di costruire per ospitare i passeggeri; dall’altro, Moby (con Msc socio di minoranza) che si aggiudica la privatizzazione della Porto 2000 promettendo un pacco da 90 milioni di investimenti nella nuova stazione marittima e invece contesta di essersi ritrovata “spogliata” di una parte del traffico passeggeri che passa dall’altra stazione. Ne nascerà un tale bailamme che, per quanto le concessioni temporanee siano usanza diffusa in tanti porti, porterà a una inchiesta choc della magistratura con la temporanea “decapitazione” dell’istituzione di governo del porto (l’Authority vedrà interdetti il presidente e il segretario generale, le decisioni della Cassazione finiranno per essere di fatto lasciate cadere). In primo grado, la sentenza di assoluzione; in appello, la riforma di quella decisione.

Non basta. Nella stagione di guai finanziari che contraddistingue la parabola di Moby e Tirrenia prima di riuscire ad approdare al concordato e alla salvezza finale, non mancano le accuse di Grimaldi: soprattutto contro la convenzione che in nome della continuità territoriale dava milioni di euro pubblici alla compagnia concorrente mentre avrebbe dovuto darli ai viaggiatori perché potessero scegliere loro con quale nave andare. Nel 2021 si arrivò perfino al tentativo di Grimaldi di acquisire la compagnia rivale. E pensare che agli inizi erano stati alleati e soci per comprare dallo Stato la compagnia pubblica Tirrenia.

Pubblicato il
26 Luglio 2025
di M.Z.

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