Visita il sito web
Tempo per la lettura: 3 minuti

Livorno, scelte “condivise”

Il presidente dell’Authority rinvia al piano regolatore le contrapposizioni in corso – Per gli insediamenti industriali, acquisto di aree in zona ex-Seal

Giuliano Gallanti

LIVORNO – Le imprese che sino ad oggi non hanno provveduto a far identificare i propri mezzi operativi, applicando ad essi un bollino o una targa di riconoscimento, come da tempo richiesto, dovranno mettersi presto in regola se non vorranno vedersi sospendere l’autorizzazione per lo svolgimento delle operazioni portuali di cui all’articolo 16 della legge 84/94. Lo ha deciso l’ultimo comitato portuale martedì scorso, con qualche mugugno ma nessuna opposizione formale.
La nuova stretta promossa dall’Autorità Portuale – dice una nota dell’Authority – serve ad impedire che le stesse ralle o gli stessi forklift vengano utilizzati da più imprese per lo svolgimento delle attività lavorative; in tal caso si prefigurerebbe il reato di interposizione di manodopera.
[hidepost]«Il sottobosco dei mezzi è un fenomeno molto comune nel porto di Livorno – ha spiegato il segretario generale dell’Autorità Portuale, Massimo Provinciali – da tempo abbiamo chiesto alle aziende di debellare questo malcostume, è arrivato il momento che ognuno si prenda le proprie responsabilità». Nei prossimi giorni l’Authority fisserà un termine perentorio entro il quale verrà chiesto a chi finora non lo ha fatto di “etichettare” i mezzi che ha disposizione: altrimenti addio autorizzazione. Ma il nuovo corso inaugurato dall’Authority non si esaurisce soltanto con il diktat alle imprese sulla identificazione dei mezzi. L’Ufficio del lavoro portuale ha infatti fatto sapere di aver disposto una riduzione del numero massimo di imprese autorizzate allo svolgimento dei servizi portuali. La delibera è stata approvata all’unanimità e prevede che si passi dalle nove alle otto imprese per l’anno venturo.
Nelle comunicazioni di apertura, il presidente Gallanti ha poi toccato alcune questioni delicate, a cominciare dal Piano Regolatore Portuale, che è stato preadottato il 20 giugno scorso “e che dovrà essere analizzato dai soggetti competenti per la stesura del Rapporto Ambientale definitivo”. È chiaro – ha spiegato Gallanti -che il Prp non è ancora vigente e non lo sarà prima dell’approvazione definitiva da parte della Regione. Prima di allora possiamo soltanto provare ad anticipare alcune previsioni, come quelle che afferiscono al tema del rapporto tra le crociere e il traffico commerciale. Per fare questo, però, ”è necessario che ci sia il consenso più ampio possibile di tutte le parti in gioco”. Per ora quello che è certo è ”che occorreranno come minimo altri tre mesi di lavoro per la stesura del rapporto ambientale: alcuni soggetti competenti in materia hanno infatti inviato all’Authority contributi piuttosto articolati e complessi”.
Non manca molto, invece, alla presentazione del nuovo piano operativo triennale, i cui punti cardinali saranno illustrati in comitato entro metà novembre. La discussione sollecitata da Gallanti permetterà ai rappresentanti della comunità portuale di avviare una riflessione – l’ennesima, secondo molti – sugli elementi strategici definiti dal redigendo strumento di programmazione.
Gallanti ha parlato anche della questione della Masol S.R.L., l’azienda che chiede di concentrare l’intero traffico di Olio di Palma a Livorno. L’Autorità Portuale ha precisato che le nuove installazioni industriali “non potranno essere collocate a ciglio banchina ma dovranno semmai essere arretrate in aree retro portuali con destinazione d’uso industriale, così come previsto dal Piano Regolatore”. Per questo motivo l’Authority – ha detto Gallanti – è in trattativa con alcune società per verificare la loro disponibilità alla vendita di terreni e magazzini confinanti con il terminal ex Seal.
«Con questi nuovi terreni – ha detto Gallanti – ci sarebbe spazio per tutti: non soltanto per la Masol e per delocalizzare come previsto dalla pianificazione il Terminal Calata Orlando, ma anche per la nuova Olmec, che ha fatto pervenire una richiesta di concessione per realizzare un insediamento dedicato alla carpenteria pesante». Le procedure di verifica delle due proposte di insediamento sono comunque solo iniziate. E si prevedono, al solito, tempi lunghi.

[/hidepost]

Pubblicato il
20 Ottobre 2012

Potrebbe interessarti

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora

La vendetta e il perdono

Dunque, la solidarietà del presidente della Toscana con Luciano Guerrieri è durata, in ossequio agli ordini di partito, l’espace d’un matin, come dicono i francesi. Anche Giani, che aveva giurato di difendere Luciano alla...

Leggi ancora

Riforma e porti in vendita

Come volevasi dimostrare: le indicazioni (attenti: sono nomi proposti, non ancora promossi ufficialmente) per i nuovi presidentI di Autorità di Sistema Portuale (AdSP), peraltro significative sul metodo, hanno sturato il vaso di Pandora. Tutti...

Leggi ancora

So che sanno che sappiamo

Niente paura, il gioco di parole del titolo non riguarda voi lettori. Vorrebbe essere, appunto, un gioco rivolto chi continua a ritardare l’attesissima e indispensabile riforma portuale, con annessi e connessi. Sia chiaro che...

Leggi ancora

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora