Brennero superstar, il gran giorno per la maxi-galleria dei record (sarà pronta nel 2032)
Ma al presente per le merci italiane varcare le Alpi può essere un mezzo problema

Brennero, il giorno dell’abbattimento dell’ultimo diaframma del cunicolo esplorativo: al centro la premier Giorgia Melni e il vice Matteo Salvini
BRENNERO. Il cunicolo esplorativo della galleria di base del Brennero è lungo 57 chilometri e spiccioli, cinque volte il traforo del monte Bianco che già sembra non finire mai, addirittura un po’ di più del tunnel sotto la Manica per passare dalla Francia all’Inghilterra. Pochissimi esempi paragonabili in tutto il pianeta, e questo già dice parecchio. Ma ancor di più te lo spiega l’ingegnere che, ricordando che si era preso a scavare tanto dal lato italiano (Mules) che da quello austriaco (Wolf), si aveva il terrore di non veder combaciare le due gallerie al momento di incontrarsi. I tecnici si erano dati margini rigidissimi, uno scostamento tutt’al più di 20 centimetri: alla fine il disallineamento sarà di sei centimetri.
Gli ultimi centimetri di roccia sono saltati via a circa 1.400 metri di profondità sotto il Brennero: giù l’ultima parete che divideva i lotti H53 Pfons–Brennero (Austria) e H61 Mules 2-3 (Italia). L’incontro fra le due squadre di scavo è stata la raffigurazione dello straordinario lavoro di squadra e di capacità di collaborazione tecnica a livello internazionale.
Al di là dello zumpa-parapà-zumpa da inaugurazione, stiamo parlando della cerimonia che ha visto lo sfondamento dell’ultimo diaframma fra le gallerie escavate dai lati opposti per dar vita al cunicolo esplorativo della galleria di base del Brennero. Il primo collegamento sotterraneo transfrontaliero all’interno di quel che sarà il progetto per l’attraversamento del Brennero.

Il video dell’apertura del cunicolo proiettato nel salone della cerimonia
Questo è il cunicolo esplorativo, la galleria dei treni è altra cosa. I lavori sono iniziati nel 2007, la fine è attesa nel 2023: dopo un quarto di secolo. «Costerà 8,5 miliardi di euro, oltre i preventivi», spiega Skytg24. Invece il giornale veneto “Il Gazzettino” parla di «10,5 miliardi di euro, metà a carico dell’Unione europea perché considerato un progetto infrastrutturale prioritario». L’emittente tv segnala che «il tunnel ridurrà i tempi di viaggio tra Fortezza e Innsbruck a meno di 25 minuti» (ora è il triplo). Vale la pena di ricordare che «ogni anno oltre due milioni e mezzo di camion e 50 milioni di tonnellate di merci attraversano il Brennero».
Inutile dire che nel microscopico borgo di Brennero c’erano più auto blu che abitanti, visto che i trecento residenti della frazione sono stati per qualche ora assediati da euro-big, ministri, alti funzionari ministeriali, ingegneri delle ditte. Del resto, non è propaganda dire che è questo uno dei progetti ferroviari più importanti che esistano in tutta la mappa del Vecchio Continente. Non c’è da meravigliarsi che fossero presenti i capi dei due governi Giorgia Meloni (per l’Italia) e Christian Stocker (per l’Austria) insieme ai rispettivi ministri dei trasporti (l’italiano Matteo Salvini, che è pure vicepremier, e l’austriaco Peter Hanke) e, a consacrare la rilevanza continentale dell’opera pubblica, il commissario europeo Apostolos Tzitzikostas (delega ai trasporti) più una sfilata di presidenti regionali, amministratori delegati di aziende ferroviarie, alti papaveri delle ditte appaltatrici, giornalisti, tv, microfoni, guardie del corpo e 007.
La presidente del consiglio Giorgia Meloni parla di «giornata storica» e di «opera monumentale». Al “Sole 24 Ore” Piero Salini, numero uno di Webuild, colosso delle grandi opere (compreso il Ponte sullo Stretto di Messina), usa i toni delle grandi occasioni: «Si tratta di somme che non sono state mai state stanziate dai tempi di Cavour per il cambiamento di un Paese. Dobbiamo ricordarci che senza infrastrutture non c’è sviluppo: non ci sono le pensioni del futuro, non ci sono gli stipendi, non c’è la sanità, non c’è la scuola. Un Paese che non compete con gli altri in un sistema aperto è un Paese morto». Aggiungendo poi: ora c’è solo da correre e, sulle infrastrutture, cercare di recuperare il tempo perduto.

Il diaframma abbatuto nel cunicolo sotto il Brennero: il passaggio simbolico della prima ruspa nel collegamento video
Nel gran giorno della geometrica potenza dell’ingegneria, torna comunque sotto i riflettori la questione dell’attraversamento delle Alpi. Già, perché – almeno a quanto pare di capire dall’euforia complessiva – non da qui dentro che passeranno i treni: questo tunnel serve per compiere gli accertamenti geologici, per i trasporti interni, per le manutenzioni e, in caso di emergenza, per via di fuga. Dunque, bisogna cominciare perché è la soluzione ma ci vorranno chissà quanti anni e anni per vederlo. Nel frattempo la situazione è tornato a denunciarla Paolo Uggè, storico leader dell’autotrasporto: il traforo del monte Bianco riaprirà poco prima di Natale, il Frejus ha avuto un sacco di problemi nel recente passato.
DALL’ARCHIVIO/1: qui il link all’articolo della Gazzetta Marittima del giugno scorso relativo al congresso nazionale di Fai-Conftrasporto che denuncia i guai al Brennero
DALL’ARCHIVIO/2: qui il link all’articolo della Gazzetta Marittima in cui il leader dell’autotrasporto Paolo Uggè a inizio settembre puntava il dito contro gli intoppi nell’attraverso della barriera alpina
E il Brennero? Oggi Italia e Austria si mandano baci e abbracci sul futuro prossimo venturo, ma nel concreto dell’oggi ci sono mille intoppi, strozzature, incomprensioni, sgambetti. Da tradurre così: l’Italia è una grande potenza dell’export ma le Alpi possono essere una barriera che azzoppa la competitività perché agli stati tutt’attorno può convenire tenerci al di qua delle Alpi per avere un vantaggio competitivo sui mercati europei. Eppure – sbotta il numero uno di Fai-Conftrasporto – anche le categorie economiche stanno zitte e buone. Certo, a Uggè forse interessa semplicemente quel che accade ai camionisti e basta lì, ma la questione esiste. A meno che non si voglia credere che la barriera è meglio avercela anche come protezione del nostro mercato interno nazionale: non è mancato chi ha teorizzato che era meglio se i porti italiani non funzionavano granché bene perché così da fare argine all’arrivo di merci da fuori.
Queste le parole di Aldo Isi, amministratore delegato di Rfi (gruppo Fs): «La galleria di base del Brennero sarà la più lunga galleria ferroviaria sotterranea al mondo, nonché un’opera strategica che rafforzerà l’interconnessione ferroviaria continentale, promuovendo sostenibilità e competitività». Dicendosi orgoglioso di partecipare a una simile realizzazione, ricorda che, «in parallelo», l’azienda ferroviaria sta realizzando «il potenziamento della linea Verona-Fortezza, l’accesso sud alla galleria di Base, un’infrastruttura fondamentale che consentirà di incrementare la capacità del traffico merci e passeggeri, ridurre i tempi di percorrenza e migliorare la regolarità del servizio, assicurando benefici concreti per viaggiatori e imprese in tutta Europa».

Foto di gruppo per le autorità italiane e austriache nel giorno dell’abbattumento dell’ultimo diaframma nel cunicolo esplorativo della galleria dei base del Brennero:al centro la presidente del consiglio Giorgia Meloni. il primo da destra è il vicepremier (e ministro) Matteo Salvini
C’è da immaginarsi che il ministro-vicepremier Salvini abbia cantato le gesta dell’eccelsa tradizione ingegneristica italiana e segnalato la rilevanza di un’opera di grande ambizione: cambierà la viabilità del continente, questa l’argomentazione-clou («è il trionfo dell’Italia del sì»). Ma le incandescenti questioni dell’oggi hanno bussato alla porta del Plessi Museum in zona Brennero, dove si è svolto un incontro trilaterale che insieme ai ministri italiano e austriaco ai trasporti ha visto l’euro-commissario Tzitzikostas.
Al termine della cerimonia si è svolto un trilaterale al Plessi Museum al Brennero tra il vicepresidente e ministro Matteo Salvini, il commissario europeo per i Trasporti e il Turismo Sostenibili Apostolos e il ministro federale per l’innovazione, la mobilità e le infrastrutture della Repubblica d’Austria Peter Hanke. Dal quartier generale del ministero, riferiscono che è stata «l’occasione per fare il punto sui dossier di interesse comune» prendendo la palla al balzo nel d-day della festa per l’abbattimento dell’ultimo diaframma nel cunicolo esplorativo del Brennero. Ma si è parlato anche, forse soprattutto, dei divieti austriaci alla circolazione lungo l’asse stradale: «Salvini – dicono dal suo quartier generale – ha ribadito la necessità di assicurare il massimo rispetto delle regole europee, nella consapevolezza che il dialogo può ripartire solo dopo concreti segnali da parte di Vienna».
Mauro Zucchelli