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Nautica e navigatori al Salone di Genova

Passata la festa, diceva un vecchio proverbio un po’ blasfemo, gabbato lo Santo. Passato il Salone Nautico di Genova, appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati, sono state tirate le somme: ufficialmente, la nautica italiana è alle stelle con incrementi di fatturato e di ordini per i mega/brand e va bene perché è lavoro per i nostri cantieri: ma in realtà,tout va très bien madame la marquise,solo per il mondo dei Paperoni, perché la piccola nautica, quella delle famiglie, dei fuoribordo senza patente e dei gommini, è in crisi o quasi.
Sono aumentati in modo spropositato i prezzi, il costo della benzina – carburante principe per i piccoli – è andato alle stelle e in piena libertà specie nei marina (a Capraia quest’estate un litro costava 2,50 euro…!) e le vendite rateali richiedono interessi spesso superiori al 7/8% sulla cifra di partenza. Oggi per un gommone da famiglia – intorno ai 5 metri con motore senza patente da 40 CV nominali – occorrono almeno 40mila euro, più accessori. E un posto d’ormeggio decente costa a sua volta dai 600 ai 1.000 euro l’anno. Alla faccia della nautica popolare…
Non pretendo di fare un’analisi sociologica né finanziaria: ma il mondo degli appassionati che vivono di uno stipendio ( o al massimo due, considerando anche la moglie) trova sempre più difficoltà ad avvicinarsi alla nautica, anche quella minore. Un esempio: oggi un’auto media da famiglia circa intorno ai 25mila euro se non si pretende una limousine, mentre un piccolo cabinato di vetroresina, con un fuoribordo adatto a spingersi fino a 6 miglia dalla costa (il minimo per un pescatore dilettante o per andare a fare il bagno con i ragazzi) e una specie di micro-cabina sotto il ponte di prua può superare i 50/60 mila euro, senza contare le già dette spese di ormeggio, manutenzione, dotazioni di legge (per fortuna è stata abolita l’assurda norma che imponeva anche ai gommoni di avere a bordo…un gommone/zattera di salvataggio). In compenso, anche per le micro-barchette sono richiesti razzi, segnali fumogeni e fuochi a mano, ma non un solido, utilissimo paio di remi, che pure sarebbero l’unico mezzo per tornarsene a riva se il motore facesse cilecca, e un’ancora con cima adeguata se il vento fosse troppo forte da terra.
Un tempo, su una rivista nautica, tenevo una rubrica che era intitolata, significativamente, “Il rompiballe”. Quindi leggete pure queste righe tenendone di conto. Posso proseguire? Bene, il ministero ha stanziato cifre considerevoli perché chi ha un fuoribordo a benzina lo cambi con uno elettrico: ma l’offerta è andata pressoché  ignorata perché… fuoribordo elettrici di potenza anche solo vicina al limite della patente non esistono sul mercato. Al Salone ne abbiamo visti alcuni come proposta di lancio, ma cinesi senza supporto di assistenza digitale e con la necessità di portarsi dietro quintali di batterie. Ma chi vara certe leggi dove vive?
Un’ultima nota. La Guardia Costiera ha fornito nella consueta conferenza stampa di fine salone varie cifre, tra le quali quelle degli incidenti nautici. Ahi ahi, sono in forte aumento malgrado le barche siano di meno: 332 incidenti nel 2024 (ultima cifra disponibile) contro i 270 dell’anno prima: e 90 vittime, davvero troppe. Una parte non minimale sembra dovuta all’ignoranza del meteo: gente che è uscita in mare con tempo cattivo, o con preavvisi meteo ignorati e s’è fatta prendere dal panico. Finendo sugli scogli o rovesciandosi, anche (e qualcuno dice: specialmente) sui laghi. Eravamo, come dicevano, un popolo di eroi, santi e navigatori….
Antonio Fulvi
Pubblicato il
23 Settembre 2025
di ANTONIO FULVI

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