La Specola mette in vetrina i volatili che sono spariti dal pianeta
Occhi puntati sulle antiche collezioni del museo scientifico dell’ateneo fiorentino

Un antico disegno prima della dissezione
FIRENZE. C’era una volta il chiurlottello, un piccolo volatile dal becco sottile del quale alla fine dello scorso anno è stata certificata l’estinzione. Più precisamente: uno studio a firma di scienziati di The Royal Society for the Protection of Birds, BirdLife International, Naturalis Biodiversity Center e il Museo di Storia Naturale attesta al 96% la probabilità che sia definitivamente sparito dalla faccia del pianeta. L’ultima volta l’hanno visto nel ’95 in Marocco poi zero. Pare sia la prima specie di uccello che a causa di attività umane (fra bracconaggio e inquinamento) a uscire di scena in Europa, Asia e Africa.
È solo quello in cima alla lista, dal quartier generale della Lipu ricordano che di recente nella “lista rossa” minacciate di estinzione sono state aggiunte altre 16 specie di uccelli costieri migratori. Del resto, sono «164 le specie di uccelli estinte dal Cinquecento».

La ricostruzione grafica delle possibili sembianze del dodo compiute sull’esemplare conservato all’università di Oxford
Il chiurlottello lo troviamo ora nel titolo di una bella mostra organizzata alla Specola, il Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze al civico 17 di via Romana che festeggia i primi 250 anni. Lo fa dedicando agli uccelli estinti in un progetto a cura di Fausto Barbagli e Giuseppina Eva. Il titolo esatto recita: “Dal dodo al chiurlottello: gli uccelli estinti del Museo La Specola”. Il motivo c’è: dal museo fiorentino sottolineano che conservano «esemplari di circa il 10% delle specie di uccelli estinte», e che «alcune di esse saranno esposte nello spazio delle mostre temporanee, all’interno del percorso storico, dal 4 ottobre al 14 dicembre».
«È davvero molto triste – viene sottolineato da parte del museo – constatare che creature così belle siano perdute per sempre e che altre avranno lo stesso destino nel giro di pochi decenni. Tra queste l’Emu nero, un piccolo struzzo che viveva in un’isoletta della Tasmania e i cui esemplari conservati si contano sulle dita di una mano; lo storno dell’Isola di Reunion di cui esistono meno di una ventina di reperti, oltre naturalmente al chiurlottello e al calco della testa di Dodo del Museo di Oxford». Aggiungendo poi il caso della colomba migratrice americana, di cui il museo conserva un adulto e un giovane: «Fino a metà Ottocento era la specie di uccelli più numerosa sulla terra ma, a causa di un vero e proprio sterminio operato dall’uomo, si estinse nel 1914».
I reperti del museo fiorentino raccontano «importanti opportunità di studio utili alla conoscenza e salvaguardia della biodiversità»: lo fanno con «storie singolari, tutte purtroppo accomunate dalla mancanza di lieto fine».