Raugei, perché il joint con CFT
L’intervista al presidente dei portuali livornesi

Enzo Raugei
LIVORNO – Entro marzo, il piano industriale congiunto tra Compagnia portuali livornese e cooperativa fiorentina CFT sarà presentato. Nel frattempo ci sono state quattro assemblee dei portuali alle quali la inedita alleanza – di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi – è stata illustrata. Ne abbiamo parlato con il presidente della CPL Enzo Raugei.
Come hanno preso l’alleanza le assemblee dei portuali dei giorni scorsi?
“Discutendone senza remore; e come può immaginare, senza peli sulla lingua. Ma alla fine il programma, così come lo abbiamo illustrato, è stato accettato”.
In un comunicato della Regione, che abbiamo pubblicato due giorni fa, si plaude alla partnership: però all’incontro di Firenze che l’ha illustrata (e da cui è uscita la nota) c’erano la CFT, la Regione con gli assessori, il sindaco di Livorno e l’Autorità portuale, ma nessuno della Compagnia portuali. E’ sembrata la ratifica di un’annessione…
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“E’ una chiave di lettura maliziosa. Noi non eravamo presenti perché non volevamo condizionare il giudizio delle istituzioni sull’accordo. E la nostra assenza l’abbiamo voluta proprio noi.”
Qual è il principale vantaggio della partnership, a parte le speranze sulla catena logistica integrata?
“Secondo noi di vantaggi ce ne sono parecchi. Il primo è quello di riuscire davvero a coprire tutti gli anelli della distribuzione, dalla banchina alla consegna a destino, integrandoli in modo da avere economie di scala e quindi più competitività. Poi c’è il maggior peso specifico che adesso abbiamo anche con gli istituti di credito e con la Lega delle Cooperative: oggi che ottenere il credito è sempre più difficile, siamo facilitati dalla maggiore massa critica e della posizione certamente forte della CFT. Infine ci sono nuovi campi operativi nei quali possiamo operare insieme: uno per tutti, quello dell’ortofrutta, dove noi soffriamo ancora per il “Reefer” e CFT invece è tra le realtà più importanti del centro Italia. Svilupperemo nel piano industriale anche iniziative in questo senso. E lavoreremo insieme anche nel campo ambientale, che presenta buone prospettive”.
Presidente Raugei, la sua Compagnia ha chiuso due bilanci pesanti, ha dovuto cedere “assets” importanti come quelli del Terminal Darsena Toscana e dell’LTM, sta provando a vendere l’immobiliare del Faldo per far cassa. Come uscire dal tunnel?
“Intanto voglio sottolineare che anche grazie con le cessioni citate, l’ultimo bilancio è un bilancio sano. Il Faldo, al quale sono interessati due grandi gruppi, ci potrebbe portare con la vendita dell’immobiliare circa 20 milioni. Ma abbiamo migliorato molto anche sul piano del lavoro: riconquistando il traffico delle auto in alleanza con Mercurio, quest’anno raddoppieremo il numero delle vetture tra Paduletta e il Faldo. Stiamo ancora crescendo nei forestali e anche il “Reefer” ha ridotto le perdite, grazie a 4 navi di agrumi e a un po’ di frutta esotica in containers. Altri settori stanno crescendo, sia pure con ritmi minori”.
I tempi d’oro della Compagnia con quasi 1000 tra soci e avventizi sono lontani. Oggi quanti soci avete?
“Siamo intorno alle 400 unità, quasi totalmente soci. E abbiamo anche lavorato alla riorganizzazione interna, a una “spending review” senza però colpire né il lavoro né il sociale”.
C’è un settore dove ancora rimane una certa conflittualità, quello delle crociere. Si è parlato di recente di una New-Co tra voi e la Porto 2000, ma poi la cosa è rimasta in stand-by. Perché? Non siete favorevoli?
“A noi l’idea piace e ne abbiamo parlato in chiave positiva anche con la Porto 2000. Abbiamo però l’impressione che ci sia qualche perplessità da parte dell’Autorità portuale. Stiamo approfondendo”.
A proposito di Porto 2000, l’Autorità portuale aspetta il responso dell’advisor su valori e tempi della privatizzazione. Un tempo si diceva che la cosa vi avrebbe interessato…
“Ci interessa ancora, se è per questo. Ma sulla gara credo che i tempi si allungheranno di parecchio. E poi c’è anche la possibilità che la gara non si faccia: se dovesse intervenire la Regione per entrare nella società…”.
Ma non credete che sarebbe meglio, a questo punto, una gara che facesse entrare qualche importante compagnia delle crociere, che avrebbe così tutto l’interesse a svilupparsi su Livorno?
“E’ quello che è successo in molti porti, effettivamente con alcuni vantaggi. Ma ripeto, non dipende da noi”.
Ultima domanda: il traffico dei contenitori langue, siamo scalati nella graduatoria nazionale al quinto posto, superati anche da Cagliari…
“Quel che è peggio è che i nostri principali competitori hanno aumentato molto, a differenza di quanto è avvenuto da noi. Il problema rimane l’accesso in Darsena Toscana: la famosa strettoia del Marzocco dove ancora non è stato possibile spostare più in basso i tubi dell’ENI”.
Eppure se ne parla da anni come di un intervento urgente e indispensabile…
“Se è per questo, ce ne sono altri di interventi urgenti che invece aspettiamo da anni. Abbiamo il molo Italia finito da dieci anni ma con solo una banchina praticabile per mancanza di dragaggi, abbiamo la sponda Est della darsena Toscana completata nel banchinamento ma non dragata…e mi fermo qui. I tempi d’intervento nel nostro porto sono lunghissimi, inaccettabili. E perdiamo occasioni preziose”.
Antonio Fulvi
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