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UCINa, il grido di dolore

Il presidente dell’Unione dei costruttori nautici fa il punto della crisi

Anton Francesco Albertoni

GENOVA – Se a Carrara si parlerà da oggi di grande e grandissima nautica, quasi totalmente venduta all’estero, dall’UCINa arriva la conferma che il mercato nazionale continua ad essere a encefalogramma piatto. “Le vendite nautiche in Italia – dichiara il presidente di UCINa Anton Francesco Albertoni- sono praticamente azzerate, complice la crisi che colpisce dal 2008 ma anche delle scelte miopi della politica sul comparto nautico”. E non si tratta di una caduta nel solo comparto degli yachts: anche la piccola nautica, dai fuoribordo ai gommoni, dai cabinatini alle vele, è andata a picco, con qualche lodevole eccezione che non serve però a mantenere vivo il mercato.
Tra le soluzioni proposte da Albertoni, oltre alla cancellazione della famigerata tassa Monti sulle barche immatricolate (che è stata rivista dal governo Letta, ma solo parzialmente: e che ha avuto anche la “beffa” di una procedura di restituzione per le barche minori, procedura talmente farraginosa che quasi nessuno l’ha attuata) anche l’informatizzazione delle immatricolazioni degli yachts, che dovrebbe essere attivata entro il primo semestre di quest’anno ma rischia al solito di arrivare tardi e male.
[hidepost]Ma Albertoni ha parlato anche del Salone di Genova, che dopo il flop dell’ultima edizione dell’ottobre scorsa rischia quest’anno addirittura di sparire o diventare un “salino”.
La proposta di UCINa, ha spiegato Albertoni, è di rivitalizzare la rassegna di Genova con il “Blue World”, che punta all’intera filiera nautica e con la gestione commerciale della darsena a mare. Ma è indubbio che Genova stia subendo la concorrenza di altri saloni più settoriali e insieme più dinamici: come appunto il Seatec di Carrara, il Blue Show di Roma ed altri.
C’è infine qualche preoccupazione – specie tra gli utenti delle imbarcazioni meno recenti – anche per la direttiva europea sulle unità da diporto (RED) varata il 9 ottobre a Bruxelles e in via di recepimento in Italia, che tra le varie cose rischia di mettere fuori mercato anche i motori ausiliari delle barche a vela che abbiano più di dieci anni di vita. Il recepimento, se seguirà i tempi soliti della UE, dovrà avvenire entro due anni: ma certo la norma non aiuta gli appassionati, molti dei quali mantengono sempre più a fatica la propria passione per il mare grazie alle vecchie barche.

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Pubblicato il
5 Febbraio 2014

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