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About Livorno e la stagione dell’ottimismo

LIVORNO – Parafrasando una bella poesia di Gabriele D’Annunzio, viene voglia di dirci: settembre, andiamo, è tempo di sognare.
[hidepost]Proviamo a guardare gli eventi con una lente tinta – una volta tanto – del rosa dell’ottimismo. E’ stato già scritto che non si può parlare solo ed unicamente di fortunate coincidenze l’arrivo a Livorno di investitori sulle banchine del calibro del Gruppo Grimaldi (terminal Sintermar), del colosso Msc (terminal Lorenzini), della ormai prossima Mosul (sponda Est e Paduletta): e il potenziamento di Hapag-Lloyd con il ritorno di Zim in TDT, che conferma il rinnovato interesse dei grandi armatori in quello che è stato nel passato il core business dei traffici portuali livornesi, il collegamento con gli Usa. Certo, c’è anche chi ha letto buona parte di questi eventi – l’ingresso dei grandi terminalisti nei “piccoli” terminal locali – non tanto come un rilancio di Livorno nel network mondiale quando un cedimento del sistema Livorno, venduto ai più forti. Ma appare una chiave di lettura riduttiva, perchè oggi è così che funziona il terminalismo; ed è noto che i grandi network tendono a indirizzare i traffici dove sono proprietari del terminal, o almeno soci. Il “cavaliere solitario” insomma non funziona più…

* * *

Se questi sono i dati di fatto, l’ottimismo della ragione può anche aiutarci a ipotizzare ulteriori, potenziali sviluppi. Gira da tempo, per esempio, la notizia che Evergreen si sia stancata di aspettare all’infinito che i suoi forti investimenti – in soldi ma anche in progetti – nel porto di Taranto diano risultati concreti. A tanto si è aperto un feroce dibattito sul tema: e naturalmente a nessuno di noi viene in mente di “tifare” per le disgrazie di un altro porto nazionale. Però si apre un discorso di ipotetica ricerca da parte del colosso di Taiwan di uno scalo alternativo su cui investire e creare quel grande terminal che ipotizza da anni. O comunque, se non si tratta di Evergreen, si può ipotizzare che a livello mondiale ci siano sempre network alla ricerca di radicarsi concretamente in un porto italiano non saturo da una cinta urbana come Genova o La Spezia, e che abbia progetti approvati per rilanciarsi con nuove aree e nuove banchine nell’agone globale.
Vogliamo vederci un’opportunità per Livorno? Se si, possiamo mettere in fila una serie di fattori positivi ormai quasi maturi: il nuovo piano regolatore del porto che prevede anche la Piattaforma Europa, gli stanziamenti per i nuovi collegamenti ferroviari del complesso delle darsene containers (Europa, TDT, Lorenzini) che porteranno i treni-blocco direttamente sulla rete cargo nazionale, la trasformazione dell’interporto Vespucci in retroporto, i terminal stessi già da oggi a un passo dai caselli autostradali per le spedizioni su gomma. Pensiamo anche che Livorno ha 5 giorni di vantaggio negli itinerari verso il Nord Europa dal Far East. E che un terminalista d’alto bordo che volesse investire sulla Piattaforma Europa in cambio di una concessione adeguata nel tempo, potrebbe rifarsi dell’investimento – lo hanno calcolato i tecnici – in 7 o 8 anni, avendo per il resto della concessione gli utili quasi tutti per se. E’ un discorso sbagliato? Da quello che ci risulta, tutt’altro: visto che a palazzo Rosciano si sono affacciati anche – mettiamola così: gira voce – i gruppi cinesi di investimenti nella logistica; e non solo.

* * *

Morale: quello che fino a qualche tempo fa sembrava un porto fatalmente ridotto alla guerricciola tra “pollai” si scopre potenzialmente appetibile, e in alcuni casi – Grimaldi, Msc, Zim – già appetito e delibato. Ma occorre che a Livorno s’impari a remare tutti insieme e tutti nella direzione della crescita che guarda al mondo che cresce. Non è una tautologia, è un obiettivo concreto. E non credo ci sarà un’altra occasione, se perderemo questo momento.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
17 Settembre 2014

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