Marina Monassi scade e a Trieste è guerriglia
Avanza l’ipotesi di un commissariamento in attesa della riforma della 84/94 ma i risultati dei traffici e dei bilanci sono tutti per la riconferma – Il “caso” Provinciali

Marina Monassi
TRIESTE – La guerriglia è cominciata e Marina Monassi, presidente in scadenza dell’Autorità portuale (per il primo mandato e quindi papabile per la riconferma) è al centro di un crescente incrocio di accuse e di difese: come si è visto anche ieri nel comitato portuale per la nomina del segretario generale, posto vacante da tempo.
Che la presidente Monassi non sia facile da gestire lo sanno bene tutti coloro che la conoscono. E’ indipendente, è decisionista e – specialmente – ha un alto senso dello Stato, che travalica gli spesso richiesti contorsionismi con i poteri del territorio. I suoi scontri con le istituzioni che vogliono “metter becco” sul porto sono noti. Ed è noto che il potente governatore della sua Regione, Debora Serracchiani, non abbia con lei un buon feeling: tra due donne forti e determinate, è la norma.
[hidepost]Per di più la mancata riforma della 84/94 – riforma rimandata, se tutto andrà bene, alla metà dell’anno prossimo come ha ammesso lo stesso ministro Lupi nell’assise di Confitarma – fornisce al ministro l’alibi per l’ennesimo compromesso: commissariare il porto alla scadenza della Monassi per decidere solo a riforma varata (e come il ministro spera, con la nomina dei presidenti fatta direttamente dal ministro, senza più i balletti della politica locale). Ed è circolato sulla stampa triestina anche il nome del segretario generale dell’Authority di Livorno Massimo Provinciali, che ha tuttavia smentito categoricamente dichiarandosi del tutto indisponibile: sia per scritto sulla stampa locale, sia direttamente a noi in una breve intervista.
“Non seguo questo tipo di gossip – sottolinea a sua volta Marina Monassi alla nostra domanda – e come servitore dello Stato mi preoccupa solo far funzionare al meglio la macchina dell’Autorità portuale. Che consiste anche nel dare la possibilità agli operatori di migliorare le proprie performances e sviluppare i traffici. Su questi temi a mio parere parlano i fatti: i bilanci dell’Authority che da tre anni chiudono in attivo, investimenti sulle strutture per milioni e specialmente in tre anni l’aumento del 63% dei traffici sul porto, con gli operatori che investono perché hanno fiducia”.
Sui tanti nomi che circolano, qualche volta “a capocchia”, per una eventuale successione, il presidente dell’Authority non si esprime. Solo sulla ventilata (e smentita) candidatura di Massimo Provinciali si permette un sorriso. “Con Massimo ci conosciamo da una vita, da quando entrambi lavoravamo in ambiti ministeriali. E’ un ottimo professionista oltre che un amico: e mi ha confermato che non ha avuto nemmeno un contatto informale su questa vicenda, totalmente inventata”.
Intorno alla vicenda della presidenza dell’Authority triestina s’incrociano, ovviamente, interessi politici, partitici ed economici di grande rilievo. Qualcuno ci legge anche uno scontro ad alto livello, sia pure sottopelle, tra il ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi (Ncd) e il governatore della Regione Debora Serracchiani (Pd) che tra l’altro è anche potente rappresentante del Pd nazionale. Non sfugge che la Serracchiani era stata la più indicata come successore di Lupi quando sembrava che il ministro dovesse optare per Bruxelles dove era stato eletto. Molte delle scelte su Trieste si potrebbero giocare anche sulla tenuta del governo Renzi: se dovesse cadere, o dovesse esserci un rimpasto con fuori Lupi e dentro la Serracchiani, gli attuali rapporti di potere cambierebbero totalmente. Ma a Trieste c’è un dato di fatto: agli imprenditori del cluster portuale interessa molto che non sia la “piccola” politica a decidere: e che il trend di crescita del porto non si arresti, anzi vada ad aumentare. Se poi i giochi dovranno farsi con una super-Authority come prevede la riforma Lupi (Trieste insieme a Venezia?) i giochi si farebbero ancora più complicati. Ma è presto e i cavalli vincenti ancora si tengono defilati.
Antonio Fulvi
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