Tra Scilla Cariddi e Firenze
FIRENZE – Possiamo finalmente festeggiare al grido di Habemus Papam? Fino a qualche giorno fa era realistico il timore che il piano regolatore del porto, superato Scilla del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, finisse nella trappola micidiale di Cariddi, ovvero venisse impallinato e bloccato dal Comune penta-stellato.
[hidepost]La costante e pervicace fumosità delle indicazioni comunali sul tema ha preoccupato e preoccupa molti: anche perché i tempi stringono in relazione alle elezioni regionali di primavera, per cui – è stato già scritto – se il piano non venisse approvato entro gennaio finirebbe alle Calende, dopo il nuovo consiglio regionale e a scadenza abbondantemente scaduta – perdonate il bisticcio – dell’attuale Authority portuale.
Ci hanno sussurrato però che non c’è più da preoccuparsi. Grazie a una apposita norma, già in vigore da qualche giorno con la nuova legge regionale, anche se il Comune si mettesse di traverso la Regione potrebbe provvedere di suo (con una formula che se non è Manu Militari poco ci manca) rendendo il piano regolatore del porto pienamente operativo.
E’ una tesi “salvifica”, che tende a tranquillizzare, oppure è realtà giuridica senza ulteriori trappole? Negli ambienti della Port Authority viene data come norma in vigore. Ma è indubbio che l’unità di intenti tra istituzioni che dovrebbero entrambe guardare allo sviluppo dell’economia locale (di cui il porto rimane oggi il principale se non unico polmone, sia pure anch’esso in affanno) sarebbe meglio di una forzatura, sia pure ex Lege, pilotata da Firenze. Anche perché il piano regolatore del porto è un documento essenziale: ma poi si dovrà scendere nei suoi dettagli, con le integrazioni al waterfront e alla pianificazione della città. E le trappole potrebbero essere, in questa fase, infinite e micidiali.
Antonio Fulvi
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