E sui tempi la lezione per casa nostra…
Dall’avvocato Luciano Canepa, noto marittimista, riceviamo questo amaro commento.

Luciano Canepa
A chi, come me, ha partecipato fin dal 1998 alla costituzione del Terminal Contenitori di Taranto (T.C.T.), al rilascio della concessione sessantennale, ed alle successive opere, con investimenti da parte dei proprietari di oltre 150.000.000 di Euro, la messa in liquidazione della Società non può che provocare profonda amarezza.
Molti mi hanno chiesto come sia potuto accadere, anche perché la cessazione delle attività porterà alla perdita di oltre 500 posti di lavoro più l’indotto.
La risposta ahimè è fin troppo semplice: nell’aprile 2012, dopo una serie interminabile di vicissitudini fu stipulato un accordo formale per un escavo presso la banchina, al fine di consentire l’approdo alle grandi navi, per il consolidamento della stessa e per il completamento della diga foranea.
[hidepost]Nonostante l’impegno formale assunto dagli Enti sottoscrittori l’accordo (Ministero dei Trasporti, Ministero Coesione Territoriale, Ministero dell’Ambiente, Regione Puglia, Autorità Portuale di Taranto, Comune di Taranto, Provincia di Taranto) di terminare i lavori entro 24 mesi, ad oggi (dopo oltre 30 mesi!) le opere non sono ancora neppure cominciate.
Contemporaneamente leggo sulla stampa specializzata che il raddoppio del canale di Suez sta per essere inaugurato dalle Autorità egiziane dopo un anno dall’inizio dei lavori, nonostante che fosse stato previsto il completamento nel termine di tre anni.
C’è bisogno di ulteriori spiegazioni?
Luciano Canepa
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Qualcuno ritiene che adesso il governo stia cercando di trovare un rimedio, adottando – nella terminologia tanto cara al premier Renzi – un piano “B” per Taranto. Ne è convinto anche Giuseppe Guacci, che fu presidente dell’Authority tarantina e si spese per la concessione al TCT. In una riunione che si è tenuta nell’ufficio del sottosegretario alla presidenza del consiglio Claudio De Vincenti si è parlato di varie soluzioni, ma alla fine la proposta più realistica sembra essere stata quella di trovare una successione alla concessione demaniale del TCT, sondando altre compagnie che in tempi passati avevano dimostrato interessa a Taranto. Della serie: chiudere la stalla quando i buoi sono scappati?
A.F.
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