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Capitanerie primo siluro a vuoto?

ROMA – L’occasione è caduta a pennello: il 150° anniversario della fondazione del corpo delle Capitanerie di Porto. Ma l’occasione è stata anche ben utilizzata del Corpo per ricordare – in una serie di convegni guardacaso svolti quasi in contemporanea nei principali porti italiani – che la Guardia Costiera non è semplicemente un duplicato “inshore” della Marina Militare. E quindi, spending review o no, Capitanerie e Guardia Costiera non si toccano.
[hidepost]Il messaggio, forte e chiaro è arrivato al governo quando proprio nella preparazione dei vari emendamenti dell’“omnibus” sulla riforma della pubblica amministrazione (Madia), era stato infilato un punto con il quale le Capitanerie-Guardia Costiera sembravano destinate a confluire nella Marina Militare. Voci di corridoio, ovviamente. Ma il comandante in capo delle Capitanerie ammiraglio ispettore Felicio Agrisano e il suo prossimo successore, l’ammiraglio ispettore (oggi comandante di Genova) Vincenzo Melone, sono saltati su come tigri. Emendamento ritirato, a quanto pare. E qualche muso lungo nella Marina Militare, dove la Guardia Costiera ha cominciato a fare un po’ troppa ombra (e a collezionare troppi mezzi navali in confronto agli striminziti bilanci per le navi da guerra).
Sia chiaro: siamo all’inizio di una revisione globale della pubblica amministrazione, e non si sa bene dove si andrà a parare. Il principio da cui il governo è partito inoltre non è campato in aria: l’Italia è l’unico paese dove ci sono una mezza dozzina di forze di polizia (o simili) che operano in mare, con sovrapposizioni di compiti, gelosie di competenze e indubbio sprechi di risorse. Semplificare e unificare è non solo opportuno ma doveroso. Però se si è cominciato con la Guardia Costiera – che è tra l’altro rappresentata in modo autonomo in tutte le principali marine del mondo – può esserci l’impressione che si sia partiti con il piede sbagliato. Semmai vanno rivisti e specializzati i compiti, come è stato anche riferito nei vari convegni (compreso quello a Livorno organizzato al LEM dalla direzione marittima con la collaborazione dell’università di Pisa e dell’ordine degli avvocati). L’impressione è comunque che siamo solo all’inizio della battaglia. E che è difficile precedere dove andremo a finire.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
15 Luglio 2015

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