Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Ora a Napoli doppia incognita sul commissario

NAPOLI – Tanta, tantissima carne al fuoco, per usare un eufemismo, nel porto partenopeo. C’è la grana della ventilata revoca della concessione a Conateco, che è stata rinviata a una ulteriore analisi del comitato portuale per mercoledì prossimo 7 ottobre. Poi l’Authority ha in corso la procedura di liquidazione di Logica, una delle società partecipate sulla quale ha deciso di finirla.
[hidepost]Ma il punto più delicato, anche per le implicazioni nella “governance” del porto, riguarda la carica di commissario dell’Authority. L’attuale titolare, l’ammiraglio Antonio Basile, scade il 31 ottobre prossimo e nel frattempo è stato già sostituito nel comando della direzione marittima della Campania e della locale Capitaneria dal contrammiraglio Arturo Faraone, proveniente da Livorno. E’ in corso un dibattito, allargato alla sfera politica e alle istituzioni napoletane, sulla possibilità che il ministro Delrio confermi l’ammiraglio Basile come commissario del porto, in attesa dello sblocco della riforma dei porti (e del previsto accorpamento delle Authority di Napoli e Salerno). In alternativa, visto che Basile è destinato a Roma al comando generale, il ministro potrebbe fare la scelta istituzionale più consueta, nominando Faraone commissario del porto. Una scelta che tuttavia il recente comitato portuale sembra considerare solo come seconda ipotesi, preferendo la conferma di Basile, che secondo gli operatori è ben più addentro ai problemi partenopei. Ma i giochi, come si sa, si fanno ormai in particolare a Roma.
Il problema di Napoli, comune peraltro ad altri porti italiani, è che da troppo tempo ormai l’Authority è retta da un commissario. E per quanto si continui a sostenere che la riforma è ormai sullo scalo – si parla di scorporo dalla più generale riforma Madia della pubblica amministrazione per far prima – non sembra probabile che si possano avere gli assetti definitivi della “governance” prima della fine dell’anno o anche peggio. E senza assetti definitivi, tante scelte alla fine slittano, perché è difficile accettare il principio che il futuro di un porto sia firmato da un commissario, per sua stessa definizione temporaneo, specie quando non c’è stata continuità con un precedente mandato da presidente. Insomma, si naviga a vista o quasi, aspettando Godot…
Antonio Fulvi

[/hidepost]

Pubblicato il
3 Ottobre 2015

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio