La Spezia e nuovi investimenti privati grandi accordi, ma le normative frenano
La crescita delle crociere con il terminal appena sviluppato trova ancora ostacoli nella mancanza di infrastrutture fuori dal porto – I problemi del dissesto idrogeologico – Gli accordi presi con i terminalisti

Lorenzo Forcieri
LA SPEZIA – Un porto che continua a crescere malgrado le limitazioni geografiche, una nuova sfida rappresentata dal potenziamento del comparto crociere, cospicui investimenti privati dei grandi terminalisti anche sulle nuove, prossime infrastrutture: ha di che essere soddisfatto il presidente dell’Authority spezzina Lorenzo Forcieri, in un quadro nazionale dove i problemi sono spesso più dei successi. Ecco l’intervista.
Presidente, il nuovo Terminal 2 nasce da un vostro investimento: cosa serve ora a La Spezia per incrementare ancora le crociere?
Siamo autosufficienti ed abituati agli investimenti con i privati. I problemi sono semmai fuori del nostro porto: abbiamo bisogno di un miglioramento infrastrutturale, di collegamenti ferroviari, sia come intensità delle corse che come qualità dei treni affinché si possa offrire ai croceristi un primo impatto positivo del nostro Paese.
[hidepost]Per ora non è così ed ogni giorno ce ne rendiamo conto. Quello che serve a La Spezia, in particolare, sono i collegamenti con le Cinque Terre e con le città d’arte. Ma il problema è a livello nazionale, il Paese nel suo complesso deve migliorare la qualità dei servizi e delle infrastrutture ed essere sempre più accogliente. Soffriamo anche di alcune note problematiche che affliggono il Paese come il dissesto idrogeologico che molto ha interessato la nostra area. Abbiamo vissuto per 5-6 anni in una sorta di apnea, una crisi molto forte in cui non si è più investito, per mancanza di fondi, soprattutto in manutenzione, nelle strade, nelle strutture ferroviarie, nei mezzi mobili: che siano essi pullman, metropolitane o treni. C’è bisogno di investimenti di questo tipo se si vuole elevare la qualità del turismo e, in primis, la qualità di vita dei cittadini italiani.
A livello regionale, con la nuova giunta, quali sono le sue aspettative?
Ho un ottimo rapporto con il presidente Toti e con gli assessori che si occupano di infrastrutture e di porti come Giampedroni e Rixi. Mi sembra che l’impostazione che ha dato Toti sia molto pragmatica, che voglia affrontare i problemi senza politicizzazione e senza schemi ideologici e su questo piano ci intendiamo perché a me interessa che le cose vengano fatte a prescindere dal colore politico di chi le fa. Vedo disponibilità a lavorare tutti assieme alla risoluzione dei problemi e nell’interesse dei cittadini.
Parliamo del comparto merci: come va questo settore e quali sono le prospettive?
Nel primo semestre del 2015 abbiamo movimentato 665 mila teu con un aumento del 2,7% rispetto allo stesso periodo del 2014. I nostri collegamenti con le autostrade e con le ferrovie sono soddisfacenti e grazie anche ad un finanziamento del Cipe finalizzato al rifacimento del fascio dei binari interni al porto, miglioreremo la nostra performance. Il nostro è un porto che ha investito molto sul ferro: trattiamo il 35% delle merci via ferrovia – di gran lunga la più alta percentuale d’Italia – con l’obiettivo di portarla al 50%.
Bisogna tener presente che per un’ulteriore funzionalità del porto vanno realizzate le infrastrutture previste dal Piano regolatore a cui stiamo lavorando da tempo quali il completamento della banchina Ravano e la realizzazione del terzo bacino perché il porto non dico che sia saturo, ma su base annua ha un’occupazione di piazzali per circa 4 tir per metro quadro ed una copertura continua che raggiunge mediamente l’85/90%. E’ un risultato che non ha confronti con gli altri porti italiani, neanche con quelli che sono stati costruiti con finanziamenti nazionali ed europei.
Avete a La Spezia alcuni dei gruppi terminalisti più strutturati.
Abbiamo fatto recentemente un accordo con i nostri terminalisti, la Contship ed il Gruppo Tarros-Arkas, che prevede la loro realizzazione diretta delle infrastrutture di banchina, non soltanto l’equipment. Faremo tutto, quindi, con finanziamenti di privati che sono tra l’altro – data la composizione delle società Contship ed Arkas – in parte italiani ed in parte esteri. Abbiamo perciò lavorato secondo le direttive del governo; ma occorre che si sblocchino le procedure amministrative e questo è un altro problema del Paese. Occorre una forte semplificazione amministrativa ed invece ci accorgiamo che ogni volta si interviene con leggi e leggine che complicano anziché semplificare. Per ora ad una dichiarata volontà politica positiva in questo senso non corrisponde una realizzazione effettiva. Vedrei bene un ministro, un sottosegretario, dedicato unicamente alla semplificazione legislativa, soprattutto a quella amministrativa, davvero indispensabile.
Cinzia Garofoli
[/hidepost]