Interporti e logistica: perchè si deve fare di più
Un incontro con il ministro Graziano Delrio per mettere a punto una strategia del governo più incisiva
PRATO – Logistica: sta diventando la parola più gettonata non solo tra gli specialisti, ma anche tra i politici e gli amministratori pubblici. Era ora, si potrebbe dire. Come sottolinea nella nostra intervista che segue – insieme ad altri interessanti concetti – il direttore generale dell’interporto di Prato – già dirigente apicale di quello di Guasticce presso Livorno – Luciano Pannocchia.
[hidepost]Il governatore Rossi crede molto nell’area logistica toscana: come vede il rapporto fra l’Interporto di Prato e quello di Livorno? Ritiene che possa esserci una sinergia fra queste due realtà? E di che tipo?
L’interporto di Prato e quello di Livorno sono due realtà completamente diverse. L’Interporto Amerigo Vespucci è un retroporto naturale e se Livorno lo avesse capito tempo addietro collegando il porto con l’interporto avrebbe fatto un ottimo servizio per le necessità dello scalo. Non si può vedere l’interporto di Livorno come un centro di spedizione in quanto esso è naturalmente adatto ad accogliere le merci, le auto, i container; tutti servizi che sono fondamentali. L’interporto di Prato invece ha veramente la specifica funzione di interporto; in esso si fa la logistica. Vi sono tutti i più grandi spedizionieri italiani come la Saima Avandero, la Ala, la Fercam, Albini e Pitigliani. C’è un mondo al suo interno che lavora in questo senso, oltretutto è collocato in un centro di produzione importante quale è il fashion, e non possiamo dimenticare che questo settore è uno dei primi attori della “rinascita” italiana. L’interporto di Prato e quello di Livorno devono dunque fare servizi diversi, non possono essere collegati sotto il profilo del business ma devono essere due realtà separate ed importanti per la regione Toscana. E credo che questo il presidente Rossi lo abbia ben chiaro.
Nessuna sinergia dunque ma ruoli diversi, ambedue fondamentali per la logistica toscana.
Non solo toscana. Potrebbe partire da qui la logistica italiana. Una volta realizzata la Piattaforma Europa il porto di Livorno, grazie al suo grande retroporto, potrà davvero accogliere un quantitativo enorme di merci, cosa che non può succedere a La Spezia e Genova, per il poco spazio che hanno a disposizione data la morfologia dei loro territori.
Quali problemi oggi ha la logistica toscana?
Il collegamento con il nord; il suo miglioramento rappresenta la nostra battaglia quotidiana. Fino a quando le gallerie dell’appenino non saranno adeguate al passaggio degli attuali mezzi non potremo avere una vera efficienza. Vinta questa battaglia la potenzialità della Toscana potrà davvero esplodere.
Come vicepresidente dell’Unione Interporti Riuniti ritiene che il governo abbia posto attenzione alle problematiche del settore?
Eravamo fra i “saggi” per fornire i nostri pareri in fase di elaborazione della riforma, ma ritengo che non ci sia stato il giusto ascolto in quella fase. Venerdì abbiamo avuto un incontro con il ministro Delrio sulle nostre esigenze. Non pretendiamo trattamenti particolari o leggi ad personam, ma non vogliamo essere un soggetto succube del cluster porti-aeroporti. Vogliamo invece poter lavorare con pari dignità con gli altri soggetti del Paese che si occupano di logistica. Perché crediamo che la legge non debba difendere gli interporti ma debba difendere la logistica, che solo negli interporti può essere svolta in modo razionale ed efficiente.
Di quello che sappiamo per ora della riforma cosa pensa?
Non abbiamo chiaro come sia trattato questo aspetto. Per il momento ci sembra che si parli troppo di governance dei porti e forse troppo poco di quello che potrebbero fare i porti. I nostri porti non sono attrezzati per ricevere le grandi portacontainers, non avendo gli spazi necessari. Riteniamo che l’unica possibilità sia quindi rappresentata dai fast corridors che possono dare un vero servizio ed aumentare notevolmente la potenzialità di ricevimento delle merci in Italia.
Cinzia Garofoli
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