Fast Corridor Livorno-Prato già operativo dal Lorenzini
I vantaggi per le merci e gli aspetti tecnici ancora da definire – Speranze e preoccupazioni degli spedizionieri doganali

Nella foto: (da sinistra) Luciano Pannocchia, Daniela Toccafondi, Carlo Longo, Luca Giusti e Andrea Pessina.
PRATO – L’interporto centrale della Toscana di Prato è pronto per operare con il Fast Corridor con Livorno. Ne è stata data comunicazione ufficiale in occasione del recente convegno che si è tenuto nel suo centro direzionale. Ad illustrare il sistema ed i motivi delle resistenze che ancora gli si oppongono, invitati dal presidente Carlo Longo, sono stati attori di primo livello come le Dogane, la Uirnet – struttura che risponde all’esigenza del MIT di avere a disposizione dati effettivi su cui operare, ed i rappresentanti, fino al massimo livello, della categoria degli spedizionieri doganali.
[hidepost]E’ emerso che anche questi ultimi, salvo poche eccezioni, credono nei vantaggi che i fast corridors porteranno e stanno collaborando per trovare una soluzione che non penalizzi nessuno. Come ha detto il presidente degli spedizionieri doganali di Firenze Claudio Toccafondi: “Le grandi compagnie di navigazione che approdano nei nostri porti hanno difficoltà di scarico e di smaltimento e questa innovazione renderà possibile l’arrivo di navi ancora più grandi che potranno portare lavoro per tutti; questo è l’auspicio e l’obiettivo che dobbiamo raggiungere anche in vista dell’incremento di traffici che arriverà grazie al raddoppio del Canale di Suez”.
“La procedura sperimentale del Fast Corridor, tra l’altro, rappresenta per noi solo un punto di passaggio verso la massima competitività – ha detto l’ingegner De Rosa della Dogana – e non un punto di arrivo”. Si parla al momento di fast corridors su gomma e si stanno scrivendo anche i disciplinari per quelli intermodali, con tratte miste gomma e ferro.
Con il superamento del documento di transito verso il manifesto del fast corridor si ottiene un tracciamento elettronico e documentale con minori tempi e costi, una sicurezza che viene garantita dal monitoraggio fisico della merce ed il decongestionamento delle banchine portuali. I prossimi corridoi veloci saranno due da Genova verso Piacenza e due da La Spezia verso Piacenza mentre è di recente attivazione quello tra Livorno e l’Interporto di Guasticce, infine c’è quello di Livorno-Prato che si auspica operativo a breve. Altri corridoi esistono su ferro e l’attivazione di altri ancora è in divenire.
Il corridoio Livorno (da Terminal Lorenzini)-Prato è lungo circa 100 km e grazie alle autorizzazioni della Dogana è da considerarsi attivo e funzionante. Restano ora da definire solo gli aspetti tecnici ovvero come gestire il manifesto, in particolare l’ultima tratta (che va dal porto al terminal a Prato) dal punto di vista dei costi, delle spese e delle ripartizioni. Questo è un punto cruciale perché gli spedizionieri dovranno rinunciare ad alcuni passaggi, come quello della compilazione del modello T1 ed ai ricavi che finora da esso sono loro conseguiti. Dall’intervento del rappresentante della Dogana si è comunque capito che c’è allo studio una sorta di “divisione” del manifesto tra il porto e l’interporto e – secondo Luciano Pannocchia – amministratore delegato dell’interporto pratese – nel giro di un mese si avranno concrete risposte su questo nodo.
Anche il presidente del Consiglio nazionale degli spedizionieri doganali Giovanni De Mari, con tutti i possibili distinguo, ha comunque manifestato la convinzione che questa sia la strada e non si possa tornare indietro. “Tra l’altro quello tra Livorno e Prato – sottolinea Pannocchia – è attualmente l’unico vero esperimento di fast corridor su gomma in quanto gli altri ad oggi esistenti si riferiscono a realtà riguardanti una sola azienda (vedi IKEA); a Prato invece l’operatività è aperta a tutti secondo una procedura ordinaria”. Da evidenziare poi – secondo l’amministratore delegato – sono le distanze in gioco: “Il corridoio Livorno-Guasticce misura 4 km, quello Livorno-S.Stefano Magra 5 km ed è di tipo ferroviario, quello di Rivalta è in fase di chiusura; in definitiva quindi è sulla riuscita del nostro corridoio che si gioca il futuro del fast corridor. La nostra apertura al mercato è in linea con la volontà del ministero e della Dogana. La stessa gestione del costo della tratta non potrà più essere determinata liberamente dal padroncino e si eviteranno giochi al ribasso che danneggiano il sistema trasportistico: ci aspettiamo da questa moderna organizzazione che le tariffe tornino ad essere congrue ed omogenee”.
Cosimo Venturi, presidente federale ANASPED, a conclusione di quanto detto da più rappresentanti della sua categoria ha invitato i critici a dare tempo per completare la fase di sperimentazione per poi – sue parole: “organizzare un tavolo di discussione di esperti che sulla base di risultati, possano intervenire per correggere dove ce ne sia bisogno, anzi, quella sarà l’occasione per ritrovare una più stretta e necessaria collaborazione tra Dogana e spedizionieri, che alla fine vivono di un comune interesse”.
Il convegno, in modo inusuale, era stato aperto da esperti archeologi che hanno relazionato sugli importanti ritrovamenti nell’area di una città etrusca, ritenuta, tra l’altro, un centro logistico dell’epoca. Il sito, scoperto nel 1996, rappresenta un grande arricchimento culturale ma d’altro lato sottrae 11mila metri quadrati all’area produttiva che potranno però essere largamente recuperati con una espansione di piazzali e magazzini per circa 50mila metri quadrati, per la quale esiste già un progetto.
L’interporto di Prato vanta numeri importanti: 1 milione e trecentomila passaggi di mezzi all’anno (circa 5000 al giorno), un’estensione di 712mila metri quadrati totalmente impegnati da oltre 60 aziende, di cui molte di fama internazionale e che danno lavoro complessivamente a 1500 persone; ha importanti utili operativi e rappresenta da solo oltre il 50% del PIL della regione Toscana.
Cinzia Garofoli
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