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Il punto di Assologistica su distretti, security e gateway

Nell’appuntamento annuale con il Logistico dell’anno presentato il quadro sul ciclo della distribuzione delle merci – L’internazionalizzazione e l’e-commerce – Le certificazioni di qualità

Carlo Mearelli

MILANO – L’appuntamento annuale con il “Logistico dell’anno”, la manifestazione di Assologistica che fa il punto sulle prospettive e le problematiche di settore, si è svolto ieri con una importante novità: l’istituzione del premio Alvaro Spizzica, in memoria del grande manager della logistica italiana, già vicepresidente dell’associazione. Sono stati premiati tre giovani che più si sono distinti nei loro studi di ingegneria, nel settore della logistica, nelle università italiane. Torneremo sulla cronaca della serata nel prossimo numero. Al presidente di Assologistica Carlo Mearelli abbiamo rivolto nell’occasione alcune domande relative al comparto, alle sue problematiche ed alle prospettive di crescita. Ecco l’intervista.

[hidepost]Presidente, la vostra associazione ha elaborato dei dati sullo sviluppo e la prospettiva del vostro settore in Italia insieme all’Osservatorio logistico del Politecnico di Milano; qual è il dato saliente?
Registriamo una logistica in conto terzi in salita, ci sono molte più aziende che operano nel settore della manifattura che tendono ad esternalizzare i propri prodotti facendoli gestire a fine ciclo di produzione a soggetti terzi. Questo sicuramente consentirà, nel momento in cui ci sarà una maggiore integrazione, con tutto il sistema delle spedizioni, una maggiore competitività del sistema e dei prodotti manufatti italiani.
Parliamo dunque dei distretti logistici; cosa sono e cosa si deve fare per il loro sviluppo?
Il distretto logistico è un sistema di integrazione fra il distretto industriale ed il distretto di consumo. Un’integrazione per area vasta delle aree industriali con quelle dove risiedono grandi agglomerati di cittadini che consumano; su questo si deve operare in termini strategici per collegare sia le necessità delle attività di produzione – quindi quelle proprie dei distretti industriali, alle necessità di consumo – quindi quelle legate alla distribuzione, sia in forma diretta che in forma indiretta, presso i consumatori.
Per svilupparle dobbiamo integrare e sovrapporre quelli che sono già i dati a nostra disposizione rispetto ai flussi di ingresso e di uscita dei distretti industriali rispetto ai flussi di ingresso e di uscita delle aree di consumo. Avremo così una massimizzazione ed ottimizzazione anche dei carichi dei trasporti. Questa operazione può essere realizzata a costo zero ed è in grado di ridurre quelli che sono gli attuali costi dei trasporti per l’industria e per il consumo.
Dal punto di vista legislativo a che punto stiamo?
Tutti i dati sono pronti e disponibili dal punto di vista demografico e del posizionamento dei distretti industriali, si tratta soltanto di integrarli e di iniziare ad usarli.
Internazionalizzazione: cosa occorre per svilupparla adeguatamente?
In assoluto c’è bisogno che le imprese italiane, che molto sanno fare dal punto di vista produttivo, guardino ai mercati internazionali in maniera sempre più ampia. Sotto questo profilo si sta facendo già abbastanza, ma la difficoltà rimane soprattutto nella piccola e media impresa: un target che invece può fare la differenza e può aumentare i propri volumi ma che fatica a seguire i mercati esteri perché troppo concentrato nelle operazioni quotidiane.
L’e.commerce è una realtà in continuo sviluppo – emerge anche dai dati che avete presentato – ma quali difficoltà restano da superare?
Lo sviluppo dell’e.commerce è ineludibile; rappresenta un’evoluzione e non una involuzione per il consumatore finale. I problemi da affrontare sono relativi a come questo sistema si organizza in termini di filiera ma soprattutto in termini di impatto ambientale all’interno delle nostre città. Occorre risolvere la questione della saturazione dei mezzi con una osservazione puntuale. Ad oggi, mediamente, i mezzi si muovono con una occupazione molto bassa, riteniamo dunque necessario un coordinamento tra gli operatori di e.commerce per far sì che l’ultimo miglio venga realizzato attraverso un’unione tra loro.
Il momento che stiamo vivendo richiede un’attenzione ancora maggiore all’aspetto sicurezza..
La sicurezza è un fattore fondamentale sul quale evidentemente non solo le imprese di logistica, ma tutto il sistema complessivo che ruota intorno ai controlli del Paese opera, e lo fa in maniera efficace. E’ chiaro che in momenti come questi, il controllo nello spostamento dei singoli pacchi deve essere compiuto con attenzione maggiore ma credo che i sistemi di questo Paese siano pronti, esercitati, e diano dei grandi risultati, difficilmente riproducibili da altri paesi.
Assologistica crede nella qualità e da diversi anni è certificata con sistemi di livello europeo; cosa chiede in questo senso ai suoi associati?
Gli operatori che agiscono all’interno del sistema di Assologistica debbono adempiere a tutta una serie di protocolli che assumono, anche nelle loro strutture, il tema della certificazione; questo non soltanto in termini di Codice Civile per i propri bilanci, ma anche in protocolli rigidi intorno alla qualità dei servizi e sull’operato che il sistema dei lavoratori deve rispettare. Assologistica ha lavorato su questo tema innovativo in maniera spasmodica. Ne andiamo quindi fieri e lo riteniamo un primo passo per dare oggettivamente una risposta dal punto di vista della qualità professionale che le imprese associate devono offrire ai clienti terzi.
Qual è secondo lei il grande errore che si fa oggi nella logistica?
Si parla di logistica mettendola in relazione alle specifiche modalità di trasporto e questo è un errore perché la logistica è una scienza che compendia al suo interno tutte le modalità. La divisione di queste modalità non fa altro che aumentare ed attivare le sacche di potere che frenano il sistema di integrazione per fini che non sono propriamente legati ad un sistema e ad un’offerta complessiva del Paese ma che sono invece legati alla presenza di singole associazioni piuttosto che di singoli gruppi di persone.
In relazione al Piano Nazionale della Logistica e dei Porti, cosa chiede l’associazione che presiede?
Solo una cosa: una scelta univoca sui gateway di ingresso nel nostro Paese. La definizione di quali sono quei due o tre porti strategici di accesso al nostro Paese.
Cinzia Garofoli

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Pubblicato il
28 Novembre 2015

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