L’Interporto Vespucci tra retroporto e maxi-debito
LIVORNO – Doveva cambiare molto o tutto per non cambiare (quasi) niente all’interporto Vespucci di Guasticce. L’assemblea straordinaria invece, che sembrava si dovesse impegnare a una revisione sostanziale anche dei vertici a cominciare dal presidente, alla fine si è limitata a ridurre il consiglio direttivo da 7 a 5 membri con le dimissioni di due componenti, confermando alla guida il presidente Rocco Guido Nastasi indicato dalla Regione Toscana che è il socio pubblico di maggioranza relativa, il vicepresidente Massimo Provinciali indicato dall’Autorità portuale e l’amministratore delegato Dino Fulceri.
[hidepost]Subito dopo l’assemblea si è riunito il consiglio di amministrazione. E si è parlato anche e specialmente della “mission”: che deve integrare, secondo quanto approvato dall’assemblea, le funzioni di retroporto (allargandole anche all’operatività terminalistica: cosa che a molti operatori del porto di Livorno non piace e che ha spinto la Camera di Commercio ad astenersi) a quelle di area industriale per insediamenti a valenza logistica.
Nell’assemblea non si è parlato della decisione della Camera di Commercio di Livorno di vendere le proprie quote (si terrà una quota dello 0,5% solo per diritto all’assemblea) ma la scelta è stata fatta dalla giunta camerale. L’Autorità portuale è interessata ad acquisire le quote camerali? Provinciali non si è pronunciato, ma dipende dalle strategie e specialmente dalle reali possibilità di diventare retroporto. Non si è parlato, se non nei corridoi, anche della richiesta del Comune di Livorno – che ha recentemente sottoscritto l’aumento di capitale – di avere un proprio rappresentante nel consiglio: in caso contrario – ha detto il Comune – “molla” anch’esso. Si vedrà. Il problema di fondo rimane la rinegoziazione del pesante scoperto con le banche: è in corso d’opera e si spera di poter spalmare il debito per altri 4 o 5 anni in modo da avviare anche e specialmente quel rilancio che avverrà con i collegamenti ferroviari, la zona franca e le vendite (auspicate) a insediamenti industriali pesanti.
A.F.
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