Stato-Regioni e commissioni parlamentari la riforma Madia alla prova del confronto
Molta attesa e qualche timore anche se da Roma il governo sembra deciso a non fare grandi concessioni – Le esclusioni dei “super-pensionati” dalla rosa dei prossimi presidenti – Il dibattito sul periodo di prova proposto dalla Liguria con il rinvio di un anno delle nomine
ROMA – Il governo tiene la sordina sull’ormai prossima conferenza Stato-Regioni sulla riforma, il 23/24 marzo. Ma non basta per evitare che dalle Regioni e dal cluster marittimo più in generale, emergano richieste di ogni tipo per modificare il testo approvato dal consiglio dei ministri.
[hidepost]Richieste e “suggerimenti” politici che qualche volta hanno tutto il peso dei partiti della maggioranza. Nei giorni scorsi ha cominciato a circolare la proposta, al momento ancora non sposata politicamente in modo ufficiale, di un anno di transizione dall’approvazione della riforma in parlamento. Se dalla commissione Stato-Regioni e da quelle parlamentari di Camera e Senato – anch’esse convocate in modo da poter portare a fine maggio la riforma in parlamento – non usciranno colpi di bazooka, Assoporti e lo stesso Pd potrebbero proporre di commissariare tutte le 15 previste Autorità di sistema per un anno. Si sposterebbe così a metà del 2017 la kermesse per la nomina dei presidenti. E ci sarebbe anche tempo per cercare quelle professionalità che tutti sottolineano di volere, salvo poi pretendere sottobanco che abbiano la propria tessera partitica.
Un’altra battaglia, preannunciata in Liguria sul quotidiano di Genova, riguarda la norma che, nell’attuale decreto Madia, impedisce la nomina a presidente delle Autorità dei pensionati, anche i più esperti. Si citano come automaticamente tagliati fuori – se la norma rimarrà – sia Paolo Costa di Venezia che Franco Mariani di Bari e Giuliano Gallanti di Livorno, tre grossi calibri sia per esperienza professionale che per seguito anche internazionale. Riammettere i pensionati consentirebbe di spianare la loro strada ad eventuali nuove presidenze. Ma c’è stato anche chi ha fatto notare che il ”niet” ai pensionati è stato voluto fortemente dal governo per ringiovanire la classe dirigenziale. E forse anche per togliere dal previsto tavolo romano delle Autorità di sistema soggetti che brillano troppo di luce propria. Solo una malignità?
Nella sostanza, dalla commissione Stato-Regioni della prossima settimana e dalle commissioni parlamentari ad hoc – convocate per quanto si sa immediatamente dopo, per venerdì 25 marzo – dovrebbero uscire risposte abbastanza significative su come si svilupperanno tempi e modi della riforma. Primo punto: rimangono i 15 accorpamenti o la minaccia di alcune regioni (Campania, in parte Liguria) di mettersi di traverso causerà modifiche al testo Madia, fino a portare alla foglia di fico dell’anno di “prova” con tutti commissari e nessun presidente? Secondo punto: i pensionati saranno utilizzabili come presidenti, forzando una interpretazione della legge che per qualcuno risulterebbe possibile? terzo punto: l’eventuale gioco al rinvio dell’attuazione concreta della riforma come sarebbe preso dal cluster marittimo nazionale e internazionale, che preme perché finalmente siano prese decisioni e si rimetta in corsa il sistema portuale italiano?
Ce ne sarebbero altri, di punti. Ma accontentiamoci. E vediamo che ne uscirà dalle riunioni della prossima settimana. Che nell’uovo di Pasqua davvero salti fuori una riforma che riformi sul serio?
Antonio Fulvi
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