Stato-Regioni sulla riforma portuale la trattativa è anche sulle poltrone
Gli ultimi incontri e la conferenza unificata con i “governatori” – Secondo i liguri, le Autorità di sistema dovrebbero essere Spa pubbliche sull’esempio dei porti nord europei
ROMA – Nell’uovo di Pasqua della conferenza unificata tra Stato e Regioni, non c’è stata la sperata sorpresa di un accordo globale ma si sono poste le condizioni per continuare un confronto.
[hidepost]La conferenza unificata, in programma due giorni fa, giovedì 24 nel pomeriggio, è stata preceduta come noto da un primo approccio all’inizio del mese, nel quale si erano manifestate le prese di posizione di Campania e Liguria, entrambe contrarie agli accorpamenti rispettivamente di Savona con Genova e di Salerno con Napoli. In precedenza erano stati invece passati senza contrasti alcuni dei principali punti “tecnici”. Ma a poche ore dalla conferenza – dopo la discussione tecnica che si è sviluppata martedì e mercoledì scorsi – sembrava che le posizioni fossero ancora molto lontane in particolare sulla distribuzione politica delle future presidenze (una specie di rivisitato manuale Cencelli). Secondo le ultime indiscrezioni, si sarebbe discusso sull’assegnazione delle presidenze delle Autorità portuali di sistema secondo una proposta del governo per 13 poltrone al centrosinistra e 2 al centrodestra (tra cui quella determinante di Genova). Nella riunione unificata il punto sulla riforma portuale era nell’ordine il 9° su 13 all’ordine del giorno. Una collocazione – hanno fatto notare i critici – che poteva aprire la strada a un ulteriore rinvio, malgrado i presidenti delle Regioni invitati alla conferenza si fossero dichiarati contrari.
Dalla Regione Liguria è stata espressa anche una proposta formale che cambierebbe parte della sostanza della riforma. Ovvero, quella di trasformare le Autorità portuali attuali in Spa pubbliche: proposta già anticipata dall’assessore regionale ligure allo sviluppo economico Edoardo Rixi nel recente workshop alla stazione marittima di Genova. “Il modello proposto dalla Liguria – ha ribadito il presidente della Regione Giovanni Toti – comporta la trasformazione delle Autorità portuali di sistema in Spa pubbliche, così come esistono nel Nord Europa, introducendo elementi di controllo di gestione, sistemi di valutazione dei risultati e dei traffici, con premi sui risultati stessi e con normative più snelle sulle bonifiche e le tutele ambientali”. Si spinge anche sugli accordi di programma tra Regioni, specie la dove i porti sono i terminali logistici naturali della produzione.
Nei prossimi giorni dovrebbero essere della partita anche le commissioni parlamentari di Camera e Senato, sia pure con valore “solo consultivo”.
A.F.
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