L’Asamar e il ruolo nel “sistema”
LIVORNO – Dal convegno dell’Asamar di lunedì scorso sono state messe in evidenza, oltre ai consueti temi che ormai rappresentano il leit motiv dei numerosissimi talk-show sulla riforma portuale, due aspetti che ci sono sembrati importanti e che val la pena di ribadire.
[hidepost]Il primo è che l’Autorità di sistema tra Livorno e Piombino non solo non è in discussione, ma è bene accetta da tutti: a cominciare dal governatore Rossi al “consigliore” di Delrio, il giovane e pimpante Ivano Russo: ma specialmente – ed è quello che per noi conta di più – da tutto il cluster marittimo e dagli esponenti dell’operatività reale. Bene hanno fatto Gallanti e Guerrieri, nel corso della tavola rotonda, ha insisterci sopra. E non è poco, visto il clima in tante altre regioni, dove ci si prepara a guerre di pollaio per fusioni anche meno significative.
Il secondo aspetto del convegno è il ruolo assunto da Asamar: non solo nell’occasione, ma ribadito ulteriormente. Che è quello di farsi portavoce – ascoltato, come si è visto: sia da Firenze che da Roma – dell’intera portualità della costa, senza posizioni barricadiere o di retroguardia, ma anzi con un impegno propositivo. Un bell’assist, ci è sembrato, a quello che le due Autorità portuali stanno facendo, qualche volta anche poco compreso. Il ritornare da parte di Rossi sul tema della competitività del porto è sembrato a molti poco più di uno slogan, visto che proprio in questi giorni sono in corso interventi storici: dal maxi-dragaggio in Darsena Toscana (ed Enio Lorenzini in corridoio si diceva stupito dalla velocità ed efficienza dell’operazione, mai vista prima così) alla rivoluzione degli accosti ro/ro e ro/pax grazie alla trasformazione del parcheggio Azzini (andatela a vedere la zona, com’è cambiata), dall’impegno per il porto Mediceo al silenzioso, ma costante rapporto collaborativo tra gli uffici livornesi e piombinesi. In sostanza, il porto cresce e gli agenti marittimi dei due scali sembrano maturi per assumere quelle responsabilità che non saranno certo ridotte dalla cancellazione dei comitati portuali d’oggi, pretorici e vagamente demagogici.
Antonio Fulvi
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