La riforma senza tempi né certezze?
ROMA – I corsi e i ricorsi storici, scriveva Giovanbattista Vico, sono una costante che non cambia. E non può non venire a mente, in parallelo a quanto sta accadendo per la riforma portuale, anche la celebre invettiva riportata da Tito Livio nelle storie: Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur (mentre a Roma si delibera, Sagunto viene espugnata da Annibale).
[hidepost]Parallelo catastrofico, oppure semplice “gufata”? A leggere bene il calendario dei passaggi che ancora mancano per la riforma, qualche preoccupazione in effetti nasce. E la Sagunto che viene espugnata (mentre da noi ci si barcamena tra Consiglio di Stato, Corte dei Conti, infiniti meeting in giro per l’Italia eccetera,) è rappresentata dai porti che ci fanno concorrenza, che continuano a credere e potenziarsi. Si veda, tanto per fare un esempio, quello che è in corso al Pireo, o a Tanger Med, o sempre per rimanere nel Mediterraneo a Valencia.
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I tempi della riforma. Secondo quanto va promettendo il ministro Graziano Delrio nel suo giro delle sette chiese nei porti italiani (supportato di recente anche da Luigi Merlo, al Propeller di Napoli) siamo tutti in “trepidante attesa” del parere del Consiglio di Stato sulla legittimità o meno dell’art. 29 dello “Sblocca Italia”. Fate attenzione ai tempi, per favore: lo “Sblocca Italia” ha avuto il suo ok dal consiglio dei ministri nel settembre del 2014, poi nel dicembre del 2015 si è svegliata la Corte Costituzionale (Consulta) che ha dichiarato illegittimo l’art. 29. Adesso siamo a maggio del 2016 e si aspetta che il Consiglio di Stato bacchetti la Consulta (così auspica il governo) e dica che invece l’art. 29 va bene. Se così sarà, tutto il piano strategico nazionale della portualità e della logistica del settembre 2014 riacquisterà valore, compresa la riforma dei porti approvata dal consiglio dei ministri nel gennaio 2016. A quel punto potranno essere convocate le commissioni parlamentari di Camera e Senato per il parere obbligatorio ma non vincolante, che quasi certamente – l’hanno già detto in molti, chiederanno alcune modifiche e integrazioni, specie sugli accorpamenti. Ci saranno i tempi tecnici per esaminare i loro pareri e quindi il consiglio dei ministri potrà finalmente varare il decreto legislativo che porta a 15 le Autorità di sistema e tutto il relativo Ambaradan.
Sarà finita l’infinita serie delle eccezioni? Si parla delle Regioni che chiederanno la proroga di 36 mesi concessa dopo la conferenza Stato-Regioni, si parla di ulteriori sgambetti procedurali sulle nomine dei presidenti (pensionati si, pensionati no, pensionati forse) e poi dei tanti decreti attuativi. Secondo Delrio, che l’ha ribadito anche mercoledì scorso a Bari, entro giugno ci sarà il decreto, dopo di che avverranno le nomine dei presidenti. Intanto ce n’è una pattuglia (presidenti o commissari) che va in scadenza prima. Vedremo se saranno rinnovati e per quanti mesi. Potrà anche questa essere un’indicazione, che se – altra citazione, scusatemi – Del diman non c’è certezza.
Antonio Fulvi
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