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Così a La Spezia il sistema Italia fa cilecca sui lavori

LA SPEZIA – Infrastrutture, eterni ritardi. E questa volta il grido di dolore viene da La Spezia, che pure per molti aspetti è considerato un porto modello: per quanto ha saputo ricavare da una posizione geograficamente felice per la natura e la bellezza, ma difficile per un porto che è circondato da una città non sempre “collaborativa”.
[hidepost]Da aggiungere che anche il recente nuovo codice degli appalti non aiuta: come ci hanno detto anche in altri porti, perché le direttive anti-corruzione varate nel codice stanno creando problemi interpretativi non piccoli.
Torniamo a La Spezia. Andrea Fontana, a nome della Community portuale e degli agenti marittimi, ha scoperchiato il vaso di Pandora con una durissima e dettagliata nota che ha avuto l’onore della stampa quotidiana, suscitando reazioni non sempre unanimi.
Che denuncia la Community? Secondo La Spezia Port Service sono in forte ritardo “per problemi organizzativi” l’ampliamento e il riempimento del terminal Tarros-Cantieri del Golfo, con gara non ancora bandita ma lavori da finire entro il 2019, cioè praticamente domani. Ancora: l’ampliamento del LSCT, uno dei terminal più prestigiosi d’Italia è bloccato dal mancato trasferimento delle “marine” al molo Pagliari, che però non sarà pronto prima di uno o due anni. Sui lavori al molo Garibaldi, per l’accosto di due fullcontainers, si è messa di traverso una neo-costituita associazione ambientalista con ricorso al Tar malgrado fossero già finanziati e urgenti. Infine ci s’è messa anche la Corte dei Conti, che a sorpresa ha bocciato il finanziamento di 39 milioni per il potenziamento ferroviario (si prevedevano treni blocco da 640 metri contro gli attuali 400 metri), finanziamento già approvato dal Cipe. E si è messo un freno a uno dei “must” riconosciuti di La Spezia, da tutti celebrato come il porto che opera di più su ferro: come del resto il piano della logistica nazionale invita a fare.
Commenti? Gli agenti marittimi spezzini ne hanno fatti con amarezza, non aggiungeremo i nostri. In sintesi: il sistema Paese non funziona più, sta annodandosi su se stesso con norme e con istituzioni che non si confrontano e spesso si ostacolano. Riuscirà la riforma a riformare davvero i porti e quel che ne consegue? Lo stato dell’arte non spinge all’ottimismo e non solo a La Spezia.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
14 Maggio 2016

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