Porto Mediceo, sul “Marina” si accelera o no?
Si attende l’ok del Comune al piano dei servizi a terra nel waterfront ma il sindaco rimane scettico – E non c’è ancora la soluzione per le barche da spostare alla 75 (o forse anche davanti alla Capitaneria)

Vincenzo Poerio
LIVORNO – C’è un pezzo importante di porto che aspetta ormai da decenni una sistemazione definitiva: è il mediceo, dove alla fine di una lunga, faticosa e a volte kafkiana procedura, l’Autorità portuale ha dato attuazione agli accordi di Roma per il salvataggio dell’allora cantiere navale Orlando, assegnando alla società del gruppo Azimut/Benetti la concessione per un moderno “marina”. In un paese normale, l’assegnazione avrebbe significato il via ai lavori, che naturalmente saranno complessi e non rapidissimi. Ma a Livorno, malgrado gli accordi di Roma fossero firmati addirittura da un presidente della Repubblica, hanno fatto il cammino del gambero, per anni e anni.
[hidepost]C’è chi vede i prossimi tempi con ottimismo e chi invece, come il sindaco Nogarin, rimane in posizione critica. La concessione dell’Autorità portuale non è ancora arrivata, la conferenza dei servizi tra gli enti che operano sul Mediceo invece c’è stata e sembra aver sbloccato le cose per quello di sua competenza, le concessioni ai vari circoli insediati nell’area sono scadute: rimane soltanto (ma soltanto sembra un ironico eufemismo) l’ok del Comune per tutti quegli aspetti del waterfront che sono indispensabili al “marina”, ovvero il piano della viabilità, dei parcheggi e dei servizi a terra. In tempo di crisi generalizzata dell’edilizia, poter partire con lavori importanti come quelli del “marina” sarebbe una benedizione. E lo sa anche il sindaco Nogarin, che all’iniziale opposizione al “marina” aveva fatto seguire un atteggiamento che si sperava fosse molto più realistico e pragmatico. Ma da un recente accenno, non sembra che Nogarin voglia facilitare le cose. Ondivago? Lui sostiene di no: dice di essere coerente.
Altro problema da risolvere è quello della delocalizzazione delle centinaia di barche oggi sui pontili galleggianti nel Mediceo. Le concessioni non ci sono più, i vari ricorsi al Tar sono stati respinti, e c’è una indicazione di massima di trasferire le barche nella darsena tra la banchina 75 e il maxi-bacino di carenaggio. Da anni sono pronti i pontoni galleggianti per proteggere l’area dalla risacca delle sventolate del III e IV quadrante, ma al momento la 75 continua ad essere usata per le crociere. Altra soluzione prospettate, il bacino creato tra il molo Capitaneria e l’estensione del molo Elba, almeno per i tempi necessari a sistemare la 75. C’è dunque un senso di indeterminatezza e di rinvio che non aiuta né l’economia cittadina né tantomeno la voglia di far ripartire il porto in tutte le sue componenti. Forse l’aspettativa per la nuova Autorità di sistema portuale può rappresentare una giustificazione, ma ai più appare ormai una scusa per consegnare ad altri il cerino di un’operazione che non potrà essere del tutto indolore. Ma che potrebbe anzi essere importante per il rilancio, e per dare finalmente un assetto moderno e funzionale a un tesoro, il Mediceo, fino ad oggi rimasto come terra di tutti e di nessuno.
A.F.
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