Qualche chiosa (di campanile?) di un Rompipalle
LIVORNO – Ci sia concessa qualche piccola chiosa alle tante dichiarazioni che sono state snocciolate venerdì nell’assemblea di Confindustria al Goldoni.
[hidepost]La prima riguarda gli assenti: pur invitati, non si sono visti né il governatore della Toscana Rossi, né il suo assessore Ceccarelli, né il sindaco di Livorno Nogarin (invece c’era, e decisamente combattivo, quello di Carrara). Assenti anche i relatori genovesi (Duci e D’Alessandro), ma loro almeno avevano un’alluvione disastrosa a giustificarli. Personalmente poi mi è un po’ dispiaciuta la sala semivuota: in particolare, pochi politici e anche pochi imprenditori, sia pure di pesa (quelli che c’erano). Un clima insomma un po’ sottotono, tutt’altro che in linea con le aspettative di quella che è stata la prima storica convention di Confindustria-Massa Carrara sulle conseguenze della riforma dei porti.
Poi, da livornese, mi ha un filo disturbato la “genovesità” dell’apparato di contorno dell’evento. Genovese il moderatore, il pur bravo Bruno Dardani, genovese il filmato che ha rifatto la storia della portualità (materiale de Il Secolo XIX: perché non usare quello nostro, che pure c’è ed è altrettanto se non più centrato?) genovesi i grandi terminal citati a più riprese nel film (Voltri si, la Darsena Toscana no). Eccetera.
Non ne facciamo, sia chiaro, una questione di campanile. Almeno, credo. Anche perché la relazione del presidente Alberto Ricci ha riportato, come riferisce in prima pagina la nostra Cinzia Garofoli, i temi reali dei problemi non solo toscani ma anche locali: a partire dalle Porte Vinciane per finire allo scandaloso ritardo della scelta della “governance”, ormai chiaramente condizionata per Livorno-Piombino a come si comporterà la Toscana nel referendum di domenica prossima.
Non ne facciamo una questione di campanile, dicevo. Però è con un po’ d’amarezza che abbiamo dovuto prendere atto di una realtà: che Livorno, un tempo primo porto del Mediterraneo per i containers, primo porto italiano ad avere la governance nella riforma della legge 84/94, primo porto ad accordarsi con Piombino nella riforma attuale mentre altri continuano a litigare o peggio, oggi è tra gli ultimi ad essere considerato per le soluzioni urgenti.
Vero è che la Regione elenca le tante cifre stanziate (o promesse): ma è anche vero che la stessa Regione – con il “buon” aiuto del ministero dell’Ambiente, se vogliamo esser giusti – sta buttando all’aria anche la gara per la Piattaforma Europa (vedi in questo stesso giornale) in nome della legittimità della più borbonica delle burocrazie.
Peccato. Venerdì scorso al Goldoni speravamo in qualcosa di più di una pur dignitosa, ma troppo rassegnata filza di lamentazioni. O sono il solito brontolone rompipalle?
Antonio Fulvi
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