Darsena Europa, la ferrovia e l’imbuto da “tombare”
L’imperativo di chiudere il collegamento acqueo con la Darsena Toscana e tutte le difficoltà oggettive legate alla viabilità per Tirrenia – Tempi e finanziamenti ancora troppo sul vago
LIVORNO – La crisi di governo e il rinvio – l’ennesimo – della gara per la realizzazione della piattaforma Europa stanno riproponendo sia a livello tecnico che politico un’analisi globale sullo “snodo” del Calambrone che, allungandosi i tempi del porto del futuro, potrebbero oggi realisticamente essere messi allo studio per una soluzione globale. Della serie, fuor di metafora: non tutto il male vien per nuocere. O se preferite, più cinicamente: Hamo a passà ‘a nuttata.
La fotografia dal satellite che riproponiamo qui sopra, per quanto necessariamente non dettagliatissima, è comunque più chiara di qualsiasi discorso. I collegamenti stradali e i raccordi ferroviari tra la Darsena Toscana e le reti nazionali – e quindi il raccordo tra le suddette reti e anche l’auspicata Piattaforma Europa – sono oggi condizionati dall’imbuto acqueo tra la foce dello Scolmatore/Canale dei navicelli e la Darsena Toscana. E la preannunciata inaugurazione di sabato prossimo 17 del nuovo, importante collegamento ferroviario cargo tra i due terminal della Darsena stessa e la rete nazionale FS è un passo avanti epocale – come sostengono all’unisono Giuliano Gallanti ed Enrico Rossi ciascuno da proprio punto di vista – ma non può essere considerato definitivo.
[hidepost]Abbiamo scritto a più riprese che il collegamento ferroviario ha una brutta “strozzatura” sul ponte girevole, che è stretto (il fascio binari sul ponte si riduce a uno solo) e molto lento, soggetto a guasti e di difficili riparazioni. Certo che rispetto a ieri, e al nodo del Calambrone, è un passo avanti fondamentale. Ma se vogliamo guardare al domani della piattaforma Europa, o anche solo a una valorizzazione totale della Darsena Toscana in chiave delle moderne fullcontainers, l’“imbuto” va tombato. E va fatto prima possibile. Si sanerà così anche l’infinita bega delle “porte vinciane” e di chi le chiude (ovvero, nessuno…) e dei perenni insabbiamenti della Darsena.
Però: basta guardare la foto in 1ª pagina per capire che delle tre opere che scavalcano l’Imbuto, con il “tombare” quest’ultimo solo la sopraelevata superstradale (ultima a destra nella foto) non comporterà interventi. Anche il ponte girevole delle ferrovie può essere rapidamente eliminato, raccordando semplicemente i fasci di binari già esistenti e che sabato saranno inaugurati. Le “porte vinciane” possono essere smontate e mandate in disfattura con generale sollievo. Ma c’è invece il grosso, davvero grosso problema dello sbocco a mare del Canale dei Navicelli, che è pur sempre un’arteria d’acqua navigabile e deve rimanerlo. Per farlo, non basta la “foce armata”, già programmata e finanziata. Occorre anche eliminare l’attuale ponte stradale che attraversa il canale per Tirrenia ed è troppo basso per far passare gli scafi destinati alla darsena di Pisa.
E qui casca l’asino. Perché tra Provincia e Regione si è discusso a lungo su un progetto di ponte-bis, da affiancare all’attuale con un’altezza maggiore sull’acqua e con la parte centrale mobile (tipo ponte levatoio), ma non si è andati oltre a un progetto di larghissima massima, fermandoci anche sul fronte dei finanziamenti. Il che significa che l’intero sogno di “tombare” l’ingresso in Darsena Toscana dello Scolmatore è condizionato a progetti difficilmente realizzabili, nel complesso, prima di un lustro. Sono tempi ancora compatibili con la piattaforma Europa, certo. Ma sulla cui certezza chi dovesse impegnasi per la gara – ora rinviata – non potrà non chiedere garanzie. Altrimenti rischieremmo l’assurdo di un mega-terminal containers (e anche ro/ro, e anche petroli, se il progetto andrà a compimento) collegato alla rete logistica nazionale da un esile capello. Gradiremmo essere smentiti.
A.F.
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