Bacini: perché no aggregazioni?
Riceviamo sul tema dei bacini.
Gentile Direttore, mi ricordo che in un film “di una volta” un professore di un campus universitario, quale metodo didattico, incoraggiava i propri studenti a dare spazio alla loro immaginazione (quella sana). Poiché appartengo alla generazione “di una volta”, vorrei provare a fare uno sforzo di immaginazione (ma forse non troppo). [hidepost]
Proviamo, per esempio, a pensare la complessa problematica che ruota, sfortunatamente, attorno alle procedure di rimessa in esercizio dei bacini di carenaggio. L’Autorità di Sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale è finalmente divenuta un fatto concreto e, soprattutto, quale nuova soggettività giuridica creata dalla legge, ha “libertà di pensiero” rispetto alla precedente soppressa Autorità Portuale di Livorno. Si può quindi anche considerare che, con l’interruzione di una continuità amministrativa derivante dalla istituzione ex novo del soggetto giuridico, l’AdSP, valutando le problematiche in atto sui bacini, possa ripensare i percorsi amministrativi fino ad oggi seguiti e ciò, ovviamente, esclusivamente nell’ottica dell’obiettivo di dare accelerazione alle procedure di affidamento della gestione delle strutture, nel perseguimento degli scopi di efficienza all’azione amministrativa del nuovo ente.
Le principali tematiche sono ben conosciute: un bando di gara emanato ben oltre due anni fa sulla base della normativa di cui al D.Lgs. n. 163/2006 superata dal nuovo codice dei contratti di cui al D.Lgs. n. 50/2016; il bando comprende, oltre l’affidamento del bacino grande in muratura, anche di quello galleggiante Mediterraneo, da un lato finalmente dissequestrato dalla magistratura, ma, d’altro canto, non liberato dagli insorgenti problemi tecnico-amministrativi che ora si pongono per la sua rimessa in pristino stato, problemi sicuramente risolvibili ma, essendo cambiati i connotati tecnici a causa del disastro del 25 agosto 2015, tali da ulteriormente allungare i tempi della ormai obsoleta procedura di gara.
Si può considerare, come anche da altri suggerito, una ipotesi che veda la separazione della procedura di affidamento in concessione del bacino grande in muratura, da immediatamente avviare, da quella relativa al bacino Mediterraneo, che invece richiede “tempi supplementari” di istruttoria.
In questo contesto, sempre nella stessa ottica di “libertà di pensiero”, si può anche immaginare se vi fosse possibilità di riflettere sulle previsioni, pur sempre suscettibili di rivalutazioni, in merito contenute nel Piano Regolatore portuale approvato il 25 marzo 2015. Sappiamo bene quali sono i vincoli dimensionali posti nel P.R.P., in adesione all’incarico affidato al RINA nel 2011. Tuttavia, lo strumento di programmazione offre uno spazio, perché nella previsione della riparazione navale per unità di medie dimensioni, inserisce una riserva riferita al fatto di non “compromettere l’eventuale futuro ripristino del Bacino grande in muratura per le funzioni proprie di progetto” (cioè nella completezza della sua funzionalità, per cui a suo tempo è stato progettato e realizzato).
Quest’ultima ipotesi è, a mio modo di sentire, avvincente, anche per gli aspetti implicati dall’appartenenza tra i beni dello Stato che a suo tempo ha voluto la infrastruttura. Perché allora non considerare la possibilità di un adeguamento tecnico funzionale, approvato nelle more di una variante al P.R.P. da adottare nei tempi amministrativi occorrenti? L’ipotesi potrebbe forse essere adeguata, perché per adeguamento tecnico funzionale si intende quel “complesso degli interventi condotti per portare/riportare un bene o sue parti ad un livello di prestazioni tecnico-funzionali conforme a nuovi o mutati requisiti”. Quindi, si prospetterebbe l’assunzione di un atto di sollecita attuazione, salvo poi essere assorbito in una successiva variante al P.R.P.
Per quanto riguarda un pur fondato impatto ambientale, si notano più voci competenti che asseriscono che i tempi hanno fatto maturare nuove tecnologie, già adottate anche in porti nordeuropei, che superano ogni possibile incompatibilità. L’approfondimento è necessario, ma non penso difficoltoso.
E’ chiaro che ciò comporta un incremento, anche notevole, dei costi rispetto a quelli prevedibili per un semplice utilizzazione del bacino in collegamento diretto col mare per l’allestimento di unità di medie dimensioni. Ma proprio per questo è auspicabile un momento di unità delle forze economiche attualmente in campo per l’obiettivo della ottimale utilizzazione del bacino in muratura, tra i migliori per capacità e potenzialità nel Mediterraneo. Non si potrebbe, a priori, scartare una ipotesi in cui, a mio avviso, la nuova Autorità di sistema, annullando la gara ormai da troppo tempo sospesa (ed avvalendosi di una clausola risolutiva apposta in calce al bando), si faccia promotrice di una aggregazione tra gli attuali richiedenti/concorrenti alla procedura sospesa.
Per l’economia della città, ponendo da parte contrapposizioni di strategie imprenditoriali, è il momento dell’unità e della velocizzazione dei tempi, superando quindi defatiganti procedure concorsuali, peraltro spesso soggette a ricorsi alla giustizia amministrativa: L’Autorità di sistema, in questa prospettazione, nel perseguimento del pubblico interesse, potrebbe, come detto, avvalendosi della capacità giuridica iure privatorum, promuovere un procedimento di accordo integrativo o sostitutivo di cui all’art. 11 della L. 7.08.1990 n. 241 (Norme in materia di procedimento amministrativo), al fine di pervenire alla formazione di in atto concessorio condiviso tra gli attuali “competitors”, determinandone il contenuto discrezionale.
Confido che queste semplici riflessioni possano essere di utilità per il prosieguo delle procedure da parte della neo costituita AdSP.
Avv. Giorgio Gionfriddo
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