Provinciali: un accordo che non c’è?
LIVORNO – Come scriveva il crepuscolare Guido Gozzano in “Nonna Speranza”, c’è anche la realtà, qualche volta coltivata con affetto, delle piccole cose di pessimo gusto. Per carità, non prendiamoci alla lettera: però in questi giorni nei quali l’Autorità di sistema portuale del Tirreno settentrionale – Livorno, Piombino, Capraia, Portoferraio, Rio Marina e Cavo – fibrilla nell’attesa del Tar sui ricorsi del sindaco, si parla molto di brutta forzatura della disposizione firmata dal presidente Stefano Corsini per la conferma del segretario provinciale dell’Authority di Livorno. Poche parole, ma molti mugugni, dalle categorie rappresentate in comitato portuale ai singoli operatori. E forse non è nemmeno una piccola cosa, ma sul pessimo gusto concordano quasi tutti.
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La frase incriminata è: “Considerato che il comitato portuale del 26 giugno, informato dal presidente delle necessità di procedere alla conferma del segretario generale (omissis) ha preso atto della proposta avanzata ed ha espresso il proprio accordo, si che il presidente possa procedere a formalizzare contrattualmente il rapporto di lavoro con il dottor Massimo Provinciali”.
Commento generale: non è stato espresso alcun accordo, ma solo è stato preso atto della comunicazione, con interventi peraltro anche perplessi, sia pure nella comprensione dell’esigenza di Corsini di avere un supporto in Provinciali. Lo stesso ammiraglio Vincenzo Di Marco, che del comitato portuale è vicepresidente, sottolinea che non c’è stata alcuna votazione e solo una presa d’atto della volontà del presidente. In Asamar addirittura si è arrivati a voler sbobinare la registrazione della commissione consultiva e di quella del comitato. Alla ricerca dell’Arca Perduta, si potrebbe dire parafrasando Indiana Jones. Alla ricerca della parola “accordo” che non c’è stata. Con conseguente incrociarsi di critiche e di distinguo.
Che cosa comporta questa messa in mora (ufficiosa) del decreto di Corsini del 27 giugno scorso? Per il momento, solo (o quasi) il diritto al mugugno; come sulle antiche galee genovesi veniva riconosciuto agli equipaggi senza che però cambiasse niente. Tutto rimane congelato in attesa che il Tar della Toscana si pronunci sul doppio ricorso del sindaco Nogarin: contro la sua esclusione dal comitato di gestione dell’AdsP e contro il comitato portuale del 26 per vizio di forma. Della serie: la riforma portuale sembra ormai appannaggio, più che dei ministeri, dei tribunali. Non ci piace affatto. Non ci piace specialmente l’idea che siamo quasi alla vigilia di quel periodo estivo che per tradizione blocca ogni attività, rimandando tutto a settembre ed oltre. Con buona pace dell’esigenza di tempi veloci nell’economia del mare e dei porti. Piccole (e anche meno piccole) cose di pessimo gusto.
Antonio Fulvi
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