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Il trasporto merci in Italia

CERNOBBIO – La ripresa sta accelerando – lo ha detto Mariano Bella, direttore Ufficio Studi Confcommercio presentando il rapporto sul traffico merci – con un +1,5% del tendenziale nel 2° trimestre 2017 rispetto al 2016, ma siamo comunque al penultimo posto in una classifica dei paesi UE-UEM. Rispetto al 1° trimestre 2017 è stata guadagnata una posizione, non certo molto.

I dati evidenziano una lieve crescita del traffico merci e lo prevedono dal prossimo anno proporzionalmente agganciato al Pil, con un aumento dai 437 mld t-km del 2015 ai 448 del 2018. Mare e strada assorbono insieme oltre il 95% dei percorsi svolti dalla merce.

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Nel triennio 2016-2018 – continua il rapporto – il trasporto su ferro cresce di oltre il 5%, quello su gomma del 4% ma resta il problema delle imprese dell’est che divorano (con una quota del 55%) il nostro mercato grazie ad un fisco più leggero, costi del lavoro ridotti e regole più elastiche. I numeri in questo senso sono impressionanti: le imprese dell’est nel traffico merci su gomma da e per l’Italia in dieci anni salgono del 198% mentre quelle italiane scendono del 70%. Ancora: se nel decennio 2005-2015 il mercato del trasporto internazionale merci su gomma da e per l’Italia cresce di 4 mld di euro le imprese italiane perdono un valore della produzione di oltre 1 mld e mezzo di euro e sempre di più si assiste al fenomeno della delocalizzazione delle aziende. Una situazione pericolosa – ha detto a sua volta Paolo Uggè presidente di Conftrasporto – che, in assenza di misure di contrasto alla concorrenza sleale e al dumping sociale mette a rischio la grande opportunità della “Via della Seta”. Rischiamo che questi traffici entrino nel Nord Mediterraneo, per andare verso Pireo o ci bypassino – come già accade – per andare verso i porti del nord Europa; o ancora che seguano una “linea balcanica” di cui già si sta parlando e sulla quale i cinesi stanno lavorando.

Uggè ha parlato anche dell’importanza del “pacchetto stradale” che dovrebbe consentire a tutti i vettori europei di operare all’interno dei singoli paesi liberamente e tutti con le medesime condizioni, proprio per evitare che il trasportatore italiano continui a perdere quote di mercato. La “Road Alliance” – sottoscritta dal nostro ministro ad inizio anno insieme ad altri 8 di diversi paesi europei – prevede che il cabotaggio si realizzi nel momento in cui esistano parità di condizioni. Viceversa continueremo a vedere un aumento di traffici al quale non farà fronte un aumento di fatturato ma solo di inquinamento sulle nostre strade. Abbiamo la necessità di potenziare l’interconnessione – ha continuato Uggè – e qui l’idea del ministro Delrio di connettere l’Italia attraverso le opere infrastrutturali e attraverso interventi che consentano ai porti di essere sempre più permeabili è assolutamente in linea con quella che è sempre stata la richiesta di Conftrasporto. Ma occorre agire in tempo, perché la logistica è soprattutto “tempo” e le elezioni politiche italiane rappresentano un problema che si avvicina: il rischio di vanificare il lavoro fatto è alto; dobbiamo dare continuità alla politica dei trasporti. Riguardo ai ritardi dovuti alla burocrazia pensiamo ai trasporti eccezionali che sono bloccati per esigenza di tutela e sicurezza: un fenomeno che sta determinando la chiusura di stabilimenti di produzione di imprese del Veneto, del Friuli, dell’Emilia Romagna , battuti dalla concorrenza tedesca per le lentezze burocratiche italiane.

Conftrasporto lancia una proposta: ricostituire la Consulta dei trasporti e della logistica, una realtà che non ha mai avuto un costo ma che ha consentito in passato a tutte le realtà del mondo produttivo e del trasporto di confrontarsi e di offrire al ministro “di turno” la possibilità di portare avanti nel tempo la politica condivisa dei trasporti. In tutti questi anni ad ogni cambio del governo si è assistito invece ad una ridefinizione della politica dei trasporti. Sul problema della burocrazia il suggerimento è che oggi il ministro Delrio nel bilancio ha le risorse per assumere 280 ingegneri che potrebbero accelerare le revisioni:  diventate un problema spinoso in quanto le nostre motorizzazioni non le eseguono nei tempi giusti creando alle imprese italiane enormi problemi specie quando vanno all’estero. Queste problematiche creano un aggravio dei costi per oltre un miliardo di euro all’anno – ha sottolineato a sua volta il presidente della Confcommercio Carlo Sangalli – che gravano sull’inefficienza del sistema portuale, in quanto collegato all’inefficienza del trasporto su gomma.

Cinzia Garofoli

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Pubblicato il
11 Ottobre 2017
Ultima modifica
16 Ottobre 2017 - ora: 16:08

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