Se i tempi della politica non rispettano l’economia
ROMA – Il presidente di Assoporti Zeno D’Agostino s’è inchiodato la bocca e di questi giorni non parla: e sui contorcimenti dei partiti per la formazione di un governo stabile, anche gli imprenditori dei porti in genere stanno alla finestra. Ma non è detto che non siano preoccupati: perché il problema esiste, ed è più in generale lo stato dell’arte della “riforma della riforma”. E in chiave più allargata, del piano nazionale della logistica.
Ad essere impietosi, potremmo citare – consultate pure il web, sul tema Riforma Portuale Italia – le dichiarazioni del ministro Delrio che già nel 2016 dava la riforma per completata entro pochi mesi. Cito: 8 aprile 2014 “Entro metà maggio la riforma dei porti”, firmato, ministro dei trasporti Maurizio Lupi”. E’ solo un riferimento, ma basta.
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Approvata a cavallo della fine dell’anno la “riforma della riforma”, il vero stato dell’arte è che si va avanti a passo del gambero. Gli organi nazionali di coordinamento delle 15 autorità di sistema ancora non sono partiti, il ministero a sua volta stenta a star dietro ai compiti, svuotato o quasi dalle varie Authority di settore; sulle quali si sono abbattuti ricorsi, come nel caso dell’ACT (controllo dei trasporti) che hanno confermato l’illegittimità della pretesa di gravare sulle spalle dei controllati, ma che è ben lungi dal concludersi. C’è da chiedersi: in questo regime in cui sono alla fine i TAR a condizionare il funzionamento dei porti, chi controlla i controllori?
Sul tema delle Autorità di sistema, i loro problemi, i loro ritardi e certe insofferenze del mondo che lavora abbiamo riportato, in questo stesso numero, la lettera del presidente degli spedizionieri spezzini Laghezza. Una lettera dura, impegnata, politicamente coraggiosa: che si può condividere o no, ma che mette il dito in una delle piaghe del sistema, compresa l’incontestabile eccesso di ingerenze partitiche nel sistema. Che si riflette anche nella guerra che l’ANCI, l’associazione dei Comuni, ha dichiarato al “ritocco” della riforma che esclude i sindaci dai comitati di gestione. Un altro granello nell’ingranaggio generale, che tanto granello non è. E la preoccupazione è la solita: che i tempi della politica non tengano conto di quelli dell’economia.
A.F.
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