Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Gruppo Onorato: niente “schiavi” sulle nostre navi

Vincenzo Onorato

MILANO – “A bordo delle nostre navi non utilizziamo schiavi extracomunitari sottopagati. Per questo motivo – scrive in una nota ufficiale il gruppo dell’armatore Vincenzo Onorato – il nostro gruppo è oggetto di un attacco pretestuoso basato sul nulla, e palesemente condotto da chi vorrebbe continuare a giovarsi degli enormi vantaggi di iscrizione sotto bandiera italiana raddoppiandone gli effetti positivi attraverso una gestione selvaggia del mercato del lavoro, per altro dimostrabile anche solo prendendosi la briga, in onestà, di verificare i nomi delle navi utilizzate negli ultimi mesi su rotte nazionali del cabotaggio”.

Per il gruppo Onorato questa ricerca non è necessaria, grazie alla luce verde data oggi dai vertici societari  a  una operazione di totale trasparenza che si basa non su dicerie ma su fatti. E i fatti sono i seguenti: il gruppo Onorato, impegnato in un massiccio piano di investimenti nel rinnovo della flotta, gestisce oggi, fra Moby, Tirrenia, altre società presenti nel cabotaggio e rimorchiatori, una flotta di oltre 60 navi, in gran parte traghetti e ro-ro per il trasporto di merci.

[hidepost]

Su tutte queste navi battenti bandiera italiana, gli equipaggi sono composti solo da marittimi e ufficiali italiani con contratto di lavoro italiano.

Fanno eccezione alla regola generale quattro unità – specifica la nota – e cioè tre navi ro-ro per il trasporto merci e un ferry passeggeri. In tutti e tre i casi di tratta di navi non di proprietà e noleggiate con contratto di time charter che prevede che sia l’armatore proprietario che “affitta” queste navi a deciderne la composizione dell’equipaggio. In tutti e quattro i casi il gruppo Onorato ha posto come condizione che le navi avessero (e così è) equipaggi comunitari ingaggiati sulla base del contratto comunitario dei marittimi, e battessero bandiera di un paese Ue. Le tre navi merci, che sono “affittate” per un periodo massimo di sei mesi, in attesa dell’entrata in servizio delle nuove navi in costruzione, sono: la Superfast Balleares, la Pauline Russ e la Wedesborg, tutte battenti bandiera Ue e con personale impiegato comunitario esattamente come prescritto dalla policy e dal codice di condotta aziendale.

Su una quarta nave, anche questa a noleggio time charter, il ferry Ariadne, il personale marittimo di coperta e macchina è comunitario, mentre il personale alberghiero è italiano con contratto italiano.

Il gruppo Onorato ha recentemente respinto l’offerta molto conveniente per il noleggio di una nave ro-ro che era stata impegnata da altri in Sardegna, perché il suo equipaggio è interamente composto da marittimi extra-comunitari, con contratti da verificare, e con la sola eccezione del comandante e del direttore di macchina.

[/hidepost]

Pubblicato il
2 Maggio 2018

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio