Per il sistema portuale livornese indispensabile l’unità delle istituzioni
LIVORNO – Contrammiraglio (Cp) Giuseppe Tàrzia, direttore marittimo della Toscana e comandante della Capitaneria di porto di Livorno: bisogna riconoscergli, tra i meriti, anche quello di parlar chiaro sia in pubblico che in privato. Come ha parlato nella recente assemblea della Spedimar labronica, e come ha accettato di parlare rispondendo alle nostre domande.
Ammiraglio, partiamo da quello che sembra un dettaglio: la legge di riforma dei porti assegna alle Capitaneria un ruolo che sembra centrato particolarmente sulla sicurezza…
“È un tema che è stato spesso dibattuto e anche di recente al Propeller ho avuto modo di ricordare che il concetto della sicurezza sui porti va visto in chiave allargata, nel quadro della stessa legge istitutiva delle Capitanerie. Ogni decisione che matura, sia sul tema delle infrastrutture che degli assetti dei traffici, non può prescindervi”.
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Lei ha detto molto chiaramente, nel suo intervento alla Spedimar, che è determinante la collaborazione tra le istituzioni.
“Lo ribadisco ogni volta che posso. Non dimentichiamoci che anche dal punto di vista dei posti di lavoro, e quindi del Pil della città, il porto rappresenta un polmone fondamentale. Da qui la necessità di uno stretto coordinamento tra le istituzioni sul territorio e sul porto, per risolvere insieme tutte le criticità che si presentano. Il nostro porto in particolare è un “hub” multiruolo dal quale le merci ripartono – e al quale arrivano per l’imbarco – in gran parte via terra. Quindi le interconnessioni tra reti trasportistiche terrestri e marittime, con l’interposta città, devono rappresentare un passaggio obbligato”.
Questo lavorare insieme delle istituzioni è una realtà qui a Livorno?
“Esiste un rapporto interattivo nel reciproco rispetto dei ruoli, ma anche – io credo – con la sincera volontà di operare per il meglio. Alcuni interventi che abbiamo potuto svolgere, come quello degli ingressi di navi sempre più grandi in Darsena Toscana – parlo del record della fullcontainers da 334 metri di lunghezza e 48 di larghezza – non sarebbero stati possibili senza il dragaggio operato dall’Autorità portuale. Per quanto mi riguarda, il segnalare eventuali criticità o ritardi nelle infrastrutture non è appropriarsi di ruoli che non mi competono, ma va visto come doverosa azione di stimolo, sempre nel rispetto delle istituzioni”.
In tema di criticità, lei ha citato l’allargamento della strettoia del Marzocco con l’ingresso della 334 metri: ma i lavori per l’ulteriore allargamento e per spostare i tubi ENI nel microtunnel stanno ritardando…
“Non si tratta di un lavoro facile e uno dei due “pozzi” di banchina da collegare con il microtunnel sottomarino si è allagato, bloccando di fatto le operazioni. Ricordo che il protocollo per questa operazione è del 2014, e punta ad allargare il canale navigabile a 120 metri, il che ci consentirebbe di far transitare navi anche da 11 mila e più Teu, sulla base di studi che abbiamo già condotto. Purtroppo oggi siamo fermi a 56 metri di larghezza operativa e ogni volta che deve passare una grande nave dobbiamo valutare parametri estremamente sensibili: basta un pò di vento o di risacca in più per creare rischi o rinunce. Con i tempi di sviluppo dello shipping, quattro anni di attesa senza ancora aver chiarezza su quando l’operazione si concluderà sono davvero tanti”.
Ci sono anche altre attese che lei ha citato alla Spedimar: il porto turistico nel Mediceo, il comparto organico per le crociere…
“Ripeto che il mio intervento non è stato di critica ma di stimolo, nel rispetto dei ruoli istituzionali. Sul Mediceo abbiamo affrontato e credo risolto il problema della ricollocazione delle barche dei circoli, eliminando la pericolosa ipotesi della banchina 75 e avviando soluzioni condivise per la Darsena Nuova e gli altri step. Sia chiaro che è stata risolta una parte del problema: il resto, cioè il rapporto anche economico tra concessionario e circoli, rientra nella sfera del privato, sulla quale ovviamente vigiliamo. Non dimentico che il cosiddetto “popolo delle barchette” per Livorno è una realtà importante e un importante valore aggiunto quantitativo e qualitativo, anche sul piano culturale”.
Mi richiama, su questo tema, anche i dicktat dell’Ente Parco di Migliarino sulla Meloria.
“Credo che il popolo delle barchette possa al momento stare tranquillo e rispettare le norme generali già in vigore da qualche anno. Per quanto riguarda le ipotesi di maggiori limitazioni, non si potrà procedere fino a quando le stesse limitazioni non saranno opportunamente segnalate”.
Però vi hanno messo in mano il cerino assai poco popolare dei controlli e delle relative sanzioni…
“Cerino prontamente respinto al mittente. Abbiamo segnalato che non possiamo intervenire con divieti e sanzioni dove non ci sono delimitazioni chiare e visibili; altrimenti apriremmo infiniti contenziosi legali che perderemmo. Come ho detto, abbiamo un profondo affetto per il popolo delle barchette e per chi in modo rispettoso dell’ambiente e delle regole, punta a godersi il nostro mare”.
Ammiraglio chiudo con le crociere: aspettando Godot, come ironizza Beckett…
“È una situazione davvero difficile, quella attuale, anche sul piano della sicurezza oltre che dell’immagine: con le navi da crociera sparse anche sulle banchine commerciali, tutti i controlli sono complicati e a volte problematici, per non citare i disagi degli stessi croceristi. Da oltre un anno ormai si attende che venga definito quell’assetto definitivo di un comparto che, sulla base dei progetti presentati, avrà il pregio di essere concentrato e delimitato; degno di un grande porto di una grande e storica regione com’è la nostra Toscana”.
Antonio Fulvi
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