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In gara contro il forte maltempo i soccorsi alle navi a Capo Corso

LIVORNO – Erano ancora ieri incastrate l’una dentro l’altra le due grandi navi coinvolte nel sinistro marittimo a 30 miglia a nord di Capo Corso. La porta contenitori “Virginia”, speronata mentre era all’ancora sulla secca delle Vedove dal ro/ro tunisino “Ulysse” è al centro delle operazioni di disinquinamento, per lo sversamento di circa 600 tonnellate di “Light fuel” probabilmente da una delle casse carburante degli apparati secondari. Ma da ieri, con le condizioni meteo che sono passate da mare calmo e scirocchetto leggero a vento forte e mare conforme, i mezzi di salvataggio sul posto hanno accelerato le operazioni per separare le due unità e rimorchiarle al sicuro. Ovviamente è in corso un’inchiesta e i P&O sono intervenuti per la parte assicurativa.

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Dal comando generale delle Capitanerie di porto italiane è stato ieri diramato il seguente laconico comunicato. “Continuano sotto il coordinamento delle autorità francesi e in ottemperanza al piano internazionale d’intervento antiquinamento RAMOGEPOL, per conto del Ministero dell’Ambiente, le attività di monitoraggio dei mezzi aerei e navali della Guardia Costiera italiana e le attività di contenimento e bonifica dell’inquinamento svolta dai mezzi Castalia. Nonostante le attuali condizioni meteo marine risultino essere in peggioramento, la macchia, al momento, non interessa le acque di responsabilità italiana. La Direzione Marittima di Genova, dando seguito alle indicazioni del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, ha provveduto, in maniera preventiva, ad emanare una diffida ai Comandanti ed Armatori delle navi, al fine di adottare senza ritardo ogni misura atta a prevenire ogni rischio ambientale in un’area di particolare interesse, dove  risiede la zona di protezione ecologica ed il Santuario dei Cetacei, denominato Pelagos. Analoghi provvedimenti sono stati adottati dalle Direzioni Marittime di Livorno ed Olbia, Comandi Regionali prossimi all’area attualmente interessata dall’inquinamento”.

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Da parte italiana sono sul luogo, fin da lunedì scorso, il supply della Castalia “Nos Taurus”, facente parte della flotta Neri di Livorno, il grande e modernissimo rimorchiatore “Toscana” sempre dei Neri, la nave “Ingianni” delle Capitanerie ed alcuni mezzi minori. La macchia di fuel era già sotto controllo da mercoledì, allungata e frazionata verso Nord. Ci si è chiesto perché la “Virginia” fosse all’ancora proprio sulla secche delle Vedove: la risposta è che era in attesa di ordini dall’armatore (la nave è vuota) ed aveva avuto autorizzazione dalle autorità francesi, competenti per l’area. Il sinistro ha scatenato le associazioni ambientaliste, in particolare per la situazione del santuario Pelagos: un santuario sostanzialmente platonico, visto che le uniche regole di salvaguardia adottate da anni sono il divieto delle corse motonautiche. Una delle richieste di Marevivo, e anche di Wwf e Greenpeace, è di istallare sulle navi sistemi di rilevamento satellitare che consentano di vedere, anche di notte, eventuali grandi setacei in rotta di collisione. Già alcune compagnie di navigazione, come Corsica e Sardinia Ferries, l’hanno fatto. Ma per una concreta difesa di un vero santuario degli animali mariti altro ci vorrebbe: con provvedimenti incompatibili a un’area così vitale per i traffici marittimi di alcuni dei principali porti italiani e francesi.

A.F.

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Pubblicato il
13 Ottobre 2018
Ultima modifica
18 Ottobre 2018 - ora: 15:30

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