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Ferrovie e interporti a Nola

Nella foto: Claudio Ricci, AD Interporto Campano.

NOLA (NA) – Al convegno sul futuro del trasporto ferroviario nazionale organizzato in occasione del ventennale dell’Interporto Campano e del decennale della sua collegata Interporto Servizi Cargo hanno partecipato stakeolder provenienti da tutta Italia e da diversi paesi europei.

Un ruolo, quello degli interporti, che riveste sempre più importanza nello scenario economico nazionale; l’Interporto Campano, rappresentando un sistema integrato, è tra l’altro una realtà rara, sicuramente unica nel mezzogiorno. Il presidente Alfredo Gaetani nel saluto di apertura lavori ne ha ricordato la nascita – con l’inaugurazione dei primi lotti avvenuta nel 1998 – come piattaforma logistica di supporto al CIS, il più grande centro di distribuzione commerciale italiano B2B creato a fine anni ‘70. Circa dieci anni dopo, la costituzione del suo braccio operativo: l’impresa ferroviaria ISC e, di seguito, la ISC Intermodal.

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Nella foto (da sx): Matteo Gasparato, Giuseppe Sciarrone, Alberto Milotti (C. Zai), Francesco Pagni.

Prospettive di ulteriore sviluppo per l’interporto nolano, che è situato in area ZES, sono state confermate al convegno dall’assessore regionale alle attività produttive Antonio Marchiello: verrà infatti inserita nella finanziaria di quest’anno la defiscalizzazione totale dell’IRAP per gli anni 2020, 2021 e 2022 rivolta alle imprese che vi hanno sede; e su semplificazione delle autorizzazioni e raggiungimento di un regolamento unico che favorisca l’industrializzazione nel territorio campano la Regione è al lavoro. Da Matteo Gasparato, presidente UIR – Unione Interporti Riuniti, la conferma dell’importanza del sistema interportuale italiano ed il richiamo alla necessità di rivedere l’unica legge quadro esistente in materia, la 240 del 1990, per adeguarla alle nuove esigenze, integrarla con la riforma delle autorità di sistema portuali e cercare di raggiungere la possibilità di autofinanzamento. La nuova versione della legge sarebbe già pronta.

Nella foto (da dx): Fabrizio Mannato e Francesco Pagni.

Dal convegno è emerso che dal 2001 ad oggi con la liberalizzazione delle imprese ferroviarie private operanti in Italia si è contribuito a dare una svolta al settore ma i numeri restano insufficienti. Contro un’aspettativa dell’UE del 30% di quota modale da raggiungere nel 2030 siamo ancora al 14% – ha detto Luigi Legnani presidente di Fercargo – e sebbene si registri un moderato incremento occorre l’adeguamento delle infrastrutture materiali ed immateriali, e in tempi definiti, con incentivi e sostegni che aiutino il sistema cargo ferroviario.

Realtà e criticità del trasporto merci su ferro sono stati esposte da Pier Paolo Olla direttore territoriale commerciale RFI. In attesa della realizzazione dei corridoi europei TEN-T che includono fra l’altro quello scandinavo mediterraneo che percorrerà gran parte del Sud Italia, la situazione del meridione presenta al momento carenze importanti. L’Interporto Campano è comunque già pronto per affrontare le sfide del futuro: un esempio importante è l’accordo quadro sottoscritto da RFI e ISC che farà viaggiare i treni sulle reti dell’alta velocità e che prevede, a regime, di raggiungere quasi 3 milioni di treni/km. L’accordo riuscirà a generare maggiore efficienza al sistema grazie all’aumento della velocità commerciale e conseguente minore numero di locomotori da utilizzare sulle tratte.

Le conclusioni della prima parte sono state affidate a Claudio Ricci, AD dell’Interporto Campano, realtà composita da lui stesso definita “vero business park integrato” per la presenza di immobili, showroom, magazzini e headquarter di grandi imprese. “La sua posizione centrale nei corridoi intermodali d’Europa insieme ad attività di real estate ad alto rendimento e bassi costi insieme alla tendenza in aumento dell’e-commerce che triplica la richiesta di spazi per i magazzini rappresentano i fattori decisivi del nostro sviluppo per i prossimi 10 anni – ha spiegato l’AD Ricci – nei nostri programmi è prevista ulteriore espansione”.

Nella seconda parte del convegno moderata da Andrea Giuricin docente dell’Università di Milano Bicocca si è analizzato il mercato ferroviario italiano. Una approfondita analisi delle prospettive del trasporto merci in Italia – che contiamo di riprendere nella sua interezza in uno dei nostri prossimi numeri – è stata fatta dal professor Ennio Cascetta, amministratore unico RAM. Nell’estrema sintesi l’analisi di Cascetta riconosce all’internazionalizzazione delle imprese italiane la capacità di sostenere la nostra bilancia commerciale nella fase attuale di stagnazione economica. Il principale mercato di riferimento italiano è l’Europa ed in un’ottica di sviluppo virtuoso sotto il profilo ambientale, in linea con la politica delle Reti TEN-T (9, di cui 4 riguardano l’Italia) si favorirà la ferrovia con il TEM, il Treno Merci Europeo che per lunghezza e capacità di peso rende competitivo il trasporto su ferro. Riguardo ai porti ci sono fondi destinati per i collegamenti di ultimo miglio ferroviario interessanti circa la metà dei porti di primo livello; Napoli rientra fra questi, anche se non ha ancora un progetto in questo senso.

Ai vertici della ISC sono spettati gli interventi conclusivi del convegno. L’AD Fabrizio Mannato parlando della vocazione intermodale della ISC si è soffermato sull’importanza dell’innovativo progetto TAC, Treno Alta Capacità, il cui l’ideatore è Giuseppe Sciarrone, AD ISC, con cui si riducono i mezzi sulle strade con vantaggi su sostenibilità ed economicità. L’avvio del progetto avverrà nella prima parte del 2020 e consentirà una crescita molto importante all’impresa moltiplicandone capacità e dimensione in tempi brevi.

Altro filone di sviluppo che ISC si è aggiudicato nel 2018 ed ha avviato è il servizio di trasporto per le forze armate. “È un servizio che ci rende orgogliosi – ha detto Mannato – e ci consente un salto significativo sotto il profilo qualitativo permettendoci di specializzarci in nuovi settori come il carburante, i carrarmati fuori sagoma, il materiale pericoloso ed altro”.

La ISC ha aumentato negli ultimi anni il fatturato del 250%, raddoppiato il numero dei km e dei dipendenti; il 2019 ha dunque consolidato dei risultati estremamente importanti. Secondo il direttore generale Francesco Pagni la forza del Gruppo che origina dall’Interporto Campano è derivata dalla scelta di mantenere divise le diverse funzioni di operatore ferroviario, intermodale (specializzato in trasporti ferroviari terminal to terminal in Italia e all’estero), terminalista e appunto interportuale. In concreto Pagni ha fornito questi dati: la ISC ha sviluppato un network di treni in intermodale legato ai rapporti nord e sud Italia che gestisce 11 locomotori, è abilitata al trasporto di rifiuti e di merci in Adr con carri diversificati; negli ultimi anni con un grande investimento ha aperto l’officina di manutenzione delle locomotive a Nola che le fornisce un enorme vantaggio competitivo. Vanta 136 macchinisti in organico e 30 persone nello staff. Ha aperto uffici commerciali anche a Milano e Verona. Da Nola i suoi servizi ferroviari sono quotidiani verso Torino, Bologna, Milano e Verona e con le partnership con altri operatori vettorizza le merci su più di 70 destinazioni in tutta Europa. “Il risparmio di CO2 ottenuto con i nostri treni è del 75% rispetto al tutto gomma; negli ultimi 10 anni è stato prodotto il 252% in più di treni e le UTI trasportate sono aumentate del 400% e – ha concluso il direttore generale Pagni – l’obiettivo che perseguiamo oggi è il superamento dei 2milioni di km. La nostra crescita è dovuta al Gruppo e al nostro staff, ma anche all’attenzione dei governi ed ai contributi diretti economici ed in termini infrastrutturali che sono stati dati”.

C.G.

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Pubblicato il
4 Dicembre 2019

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