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E Livorno? Aspetta e spera…

LIVORNO – Prendete bene nota della prima parola di questo commento, è Livorno. E a Livorno farà certamente piacere che Fincantieri e l’Autorità Portuale di Palermo abbiano concordato la rinascita di un grande polo di costruzioni navali in Sicilia, con tanto di bacino di carenaggio e indotto. Ci fa piacere: ma se vogliamo essere onesti, ci girano anche un po’ le scatole: perché il secondo bacino del Mediterraneo in ordine di grandezza era il nostro, che è stato da lustri lasciato decadere a rudere: e la cantieristica livornese è morta insieme al bacino, salvata solo per i capelli (e almeno questo è positivo, finché dura) nel settore che oggi tira di più, quello dei superyachts.

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Non è una questione d’invidia per Palermo, sia chiaro. È l’ennesima dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, che in questo Paese la politica marittima e navale continua ad andare avanti senza un briciolo di visione strategica e coordinata, con grandi sprechi di denaro pubblico ma anche pesanti ricadute nel mondo del lavoro. Oggi stanno programmando (e in parte già avviando) bacini di carenaggio nuovi a Genova, a La Spezia, a Civitavecchia, a Napoli e a Palermo, per parlare solo del Tirreno. E a Livorno, dove il sistema bacini funzionava da decenni? Non solo il bacinone è in malora e costerà più rimetterlo in funzione che costruirlo ex novo (stima RINA) ma da mesi è stato aggiudicato con regolare gara per rimetterlo in sesto e tornare a lavorarci, senza che sia ancora seguita la consegna ai vincitori. Sappiamo bene che su ogni gara ormai svolazzano come avvoltoi ricorsi, minacce addirittura del penale, revisioni, ritrattazioni. E sappiamo che, come scrisse una volta con la consueta intelligenza critica Gian Enzo Duci, i presidenti delle AdSP devono avere la vocazione al martirio proprio per questa infinita serie di minacce. Ma per favore, non facciamone un alibi. Adelante Pedro, si puede!

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
19 Dicembre 2020

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