Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Com’è nato il container

Riceviamo sul web da “alcuni studenti del liceo Enriques di Livorno”:

Buongiorno, tra noi e il nostro insegnante di storia abbiamo fatto una specie di scommessa sulla nascita del contenitore. Lui sostiene che era già noto nell’antichità, sulle navi fenicie, poi romane, greche e cartaginesi. Noi su Google abbiamo invece trovato che è stato inventato negli Stati Uniti da un trasportatore proprietario di vari camion negli anni ‘50 e nel 1956 i suoi primi containers viaggiarono da Network a Houston su una navetta che ne trasportò una sessantina. Chi ha ragione?

[hidepost]

*

Avete ragione sia il professore che voi. Come “contenitore” di merci, gli antichi naviganti avevano infatti standardizzato anfore dedicate alle varie tipologie di merci: anfore olearie, granarie, vinarie, eccetera, che venivano stivate nelle navi in modo da rimanere incastrate le une con le altre anche con mare mosso. Un sistema, in sostanza, che era già quello dei moderni containers, ovviamente con materiali e dimensioni diverse.

Il moderno TEU (Twenty-foots Equivalent Unity) è stato inventato dall’americano Malcom McLean, che sembra si fosse ispirato ai distributori di sigarette (tutti i pacchetti impilati) ed avesse cominciato a realizzare rimorchi standard sui suoi camion, da sganciare e poi caricare sulle navi l’uno sull’altro. Dai rimorchi passò agli “scatoloni” standard successivamente e il primo carico di containers standard (858 per l’esattezza) fu inaugurato da una navetta che li trasferì da Network a Houston. Il sistema fu osteggiato dai portuali, che vedevano diminuire il lavoro, ma fu poi adottato dall’US Army che ne fece largo uso in Vietnam. Il passaggio al commerciale fu successivo e McLean creò una grande compagnia, la Sea-Land (oggi scomparsa) che per decenni operò anche a Livorno.

[/hidepost]

Pubblicato il
27 Febbraio 2021

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio