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La Germania adesso indaga

MILANO – In alcuni paesi europei il tema delle demolizioni navali sbrigativamente inviate all’estero viene preso con maggiore serietà che non in Italia. Dove, come abbiamo scritto, persino navi ex militari vengono spedite in Turchia invece che demolite dai cantieri nazionali certificati.

Ad Amburgo più di cento agenti della polizia tedesca hanno fatto irruzione nei giorni scorsi negli uffici delle società controllate dal gruppo Erck Rickmers per una indagine federale sulle demolizione di navi.

Il quotidiano tedesco Bild ha riferito che gli agenti dell’Ufficio statale per le indagini penali hanno visitato gli uffici di proprietà delle società e hanno perquisito sia i locali di lavoro che le abitazioni private. L’indagine è condotta con molto rigore dai magistrati tedeschi.

La Bild ha riportato che i raid sono collegati alla demolizione illegale di navi in Asia. In particolare vengono citate tre navi, che secondo i dati di VesselsValue sono state riciclate in Pakistan tra agosto e settembre del 2017.

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Erck Rickmers Group è stato contattato da TradeWinds e ha spiegato che sono state condotte indagini presso diverse compagnie di navigazione di Amburgo. Le accuse riguardano, tecnicamente, l’esportazione di rifiuti all’estero.

“La società ha affermato che solo una nave del gruppo è interessata” riporta il sito internet di notizie marittime.

Come noto, l’UE ha da tempo varato normative molto precise, recepite anche dal’Italia, sulle demolizioni navali che devono rispettare sia la sicurezza che l’ambiente. La scelta del Ministero della Difesa di mandare invece vecchie navi in Turchia – compreso il vecchio sommergibile “Bagnolini” – sembra legata esclusivamente a motivi economici, pur essendo i cantieri turchi a norma. Ma è come rinunciare a lavoro italiano. Giusto così?

A.F.

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Pubblicato il
1 Settembre 2021

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