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Porti container oggi: e domattina nella rivoluzione

LIVORNO – Proviamo a metterla così: c’è il passato dei porti-emporio, c’è il presente dei porti-gate (quello della tabella qui sopra, con il movimento dei TEUs,) e c’è infine il futuro già prossimo dei porti-land, ovvero riferimento del territorio non solo per il transito delle merci ma anche per la loro produzione: e specialmente come “hub” che autoproduce l’energia (la tanta energia) che occorre all’intero territorio.

Di questi tempi il movimento dei contenitori è un indice di salute dei porti: e non per niente i principali scali mondiali puntano a nuove banchine, nuovi sistemi di rese veloci, nuovi fondali per navi più grandi, nuovi raccordi terrestri perché il famigerato “ultimo miglio” non sia più un ostacolo ma un valore aggiunto.

Poi però c’è il lavoro di chi indica la luna e guarda la Luna davvero, non il suo dito. Nell’ultimo incontro all’interporto Vespucci di Guasticce, iniziativa di Confetra Toscana, il presidente degli industriali della costa cavaliere del lavoro Piero Neri ha suonato il campanello di fine ricreazione: la futura Darsena Europa – ricordiamolo – libererà spazi livornesi sulle banchine e sulle aree dentro la cinta doganale, ma sarebbe miope accaparrarli per stivare i contenitori, mentre sarà produttivo destinarli anche a insediamenti industriali. Compresi quelli che serviranno a produrre energia “green” rendendo non solo il porto ma l’intero territorio in linea con gli impegni mondiali fissati al 2050. Tradotto: solare, eolico, gas naturale e già da domani idrogeno.

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Il territorio, ovvero una fucina di imprese che già sono lanciate alla carica verso l’obiettivo. Nei giorni scorsi sulle pagine del quotidiano livornese Il Tirreno il bravo collega Mauro Zucchelli ne ha passato in rassegna quelle più avanzate proprio sull’idrogeno coniando il divertente neologismo di “Ovosodo Valley”. È il progetto di posizionamento locale della Crean nata un anno fa sotto l’egida della UE Hydrogen Alliance e già presentata nel recente Quaderno del nostro giornale sui porti livornesi verso la realtà “carbon free”. Giova ricordare che in Giappone la più grande confederazione dei primi costruttori d’auto al mondo, guidata dal boss di Toyota sta già mandando in cantina l’auto elettrica d’oggi con buona pace di Tesla & C. perché sostiene che saremo davvero carbon free con l’idrogeno. I filosofi hanno sempre sostenuto che ciascuna epoca può essere definita “di transizione”: e mai come oggi tutte le cose che vediamo lo confermano.

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Forse mi spingo troppo avanti, ma anche se non siamo l’ombelico del mondo portuale, bisogna ricordarci che proprio nel nostro porto stanno velocemente maturando alcune scelte per domani mattina. Riguardano i mega-siti di ENI, con la raffineria ex Stanic in località Stagno, e la centrale Enel di viale da Vinci. Oggi sono due dinosauri in via di estinzione e i loro vertici lo sanno benissimo. Fa male, ma anche un po’ pena, sentire i sindacati locali che minacciano scioperi perché il processo sta cambiando: forse ci vorrebbe da parte delle due grandi imprese più chiarezza sui progetti e anche il coraggio di impostare una riconversione dei lavoratori. Ma le rivoluzioni, diceva Mao a ragione, non sono un ballo a corte.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
15 Dicembre 2021

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