Sulla scorta armata anti-pirati mancano ancora i regolamenti
Per quanto riguarda i militari non ci saranno problemi ad imbarcare piccole squadre di specialisti – Anche sui costi, gli armatori sono disponibili
ROMA – Potrebbero essere definiti entro poche settimane, forse già ai primi di settembre, gli ultimi atti formali per consentire alle navi italiane di imbarcare militari armati o “contractors” quando in navigazione nelle zone a rischio di pirateria.
Approvati di recente in Parlamento gli atti “politici”, mancano adesso alcuni regolamenti attuativi, senza i quali i voti in Parlamento non sono praticamente applicabili. E sia Confitarma, sia i singoli armatori che operano sulle rotte del Corno d’Africa, hanno più volte richiamato alla necessità di far presto.
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Le carte, a questo punto, sono di pertinenza del ministero della Difesa e di quello degli Esteri: perché si tratta di concordare con i paesi dell’area in questione lo status dei militari che verrebbero imbarcati sulle navi mercantili. A livello diplomatico il problema è stato più volte affrontato: e poiché l’Italia non è certo il primo paese occidentale ad aver deciso le scorte armate, c’è in pratica solo da seguire quanto altri hanno già fatto. Ammesso che la burocrazia nazionale sia in grado di farlo e non metta cavilli.
La soluzione delle scorte armate a bordo è stata a lungo discussa in Italia; e inizialmente la maggior parte dei ministri erano contrari, sia per motivi di spesa, sia in particolare perché si riteneva che i ridotti ranghi delle nostre forze armate specialiste nell’antiguerriglia non fossero sufficienti. Va ricordato che anche oggi le navi italiane che operano nelle zone a rischio sono quotidianamente centinaia, e se ciascuna dovesse imbarcare una squadra di specialisti – si parla dei fucilieri di Marina del San Marco o degli incursori di Comsubin – occorrerebbero migliaia di militari. Molte obiezioni sono però cadute da quando il ministro della Difesa La Russa ha dichiarato che le richieste non sono tantissime e possono essere gestite con il personale disponibile. Anche sul piano dei costi, gli armatori hanno confermato di essere disposti ad accollarseli: perché alla fine verrebbero a guadagnarci con la riduzione dei fortissimi premi di assicurazione oggi richiesti per l’area.
In definitiva, cadute le obiezioni principali, rimane solo il problema dei regolamenti e quello relativo dei tempi. Sperando che almeno questa volta venga smentita la fama della “lentocrazia” tutta italiana.
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