E a proposito le “pagliuzze” alla livornese
LIVORNO – E a proposito di concorsi, la bagarre scatenata sotto Ferragosto sui due concorsi banditi – in effetti con pochissima pubblicità esterna – dalla Port Authority labronica e dalla Porto 2000, la dice lunga sui metodi di gestione di questo comparto. Metodi discutibili, sia pure sul sottile filo della legalità, e tanto più odiosi in quanto riguardano un settore sensibilissimo di questi tempi, cioè il vero e proprio jackpot dei posti di lavoro sicuri e garantiti. Con la penuria che c’è, si tratta di veri e propri tesoretti. Comprensibile che chi li gestisca abbia la tentazione di dare una mano agli amici, agli amici degli amici o ai clientes (alla latina).
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Detto questo, la meraviglia è semmai che il doppio concorso riservato a pochi faccia scandalo. Di scelte del genere sono piene le amministrazioni pubbliche (per non parlare di quelle private, dove l’ipocrisia del concorso “calibrato ad personam” è assai meno necessario per favorire chi si vuole). C’è da meravigliarsi – ma nessuno l’ha fatto – se i metodi con i quali funziona la politica siano diventati norma anche per attribuire i posti di lavoro che la politica gestisce? Perché non meravigliarsi semmai di come vengono nominati i presidenti delle Autorità Portuali, istituzioni pubbliche che dovrebbero essere gestite da specialisti della portualità e della logistica e sono invece oggetto di un mercato delle vacche tra partiti, gruppi di potere politico, amministrazioni politicizzate eccetera?
In sostanza: fare le verginelle su due concorsi può anche essere lodevole per cercar di correggere un andazzo (ma c’è chi è sicuro che il risultato non cambierà di una virgola); ma diventa una pura esercitazione di ipocrisia se rimane confinata in una guerricciola che finisce lì. Perché l’andazzo ci circonda. E quel che è peggio, è noto a tutti e non scandalizza nessuno.
A.F.
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