Guerra sul 14/E: ma non solo
Convocati i terminalisti della Darsena Toscana: ma urgono scelte anche per bacini, crociere e forestali
LIVORNO – Ci prova Giuliano Gallanti a fare il miracolo: cioè a trovare una soluzione condivisa per il “dente” alla radice del Terminal Darsena Toscana, sul quale da anni si scannano i terminalisti vicini, alla ricerca dello spazio vita per i propri traffici. Gallanti, anche di recente in tutte le occasioni di uscita pubblica, ha bacchettato – testuale in commissione consultiva – “l’estrema conflittualità che sta caratterizzando i rapporti e la vita commerciale del porto, che rischia di accentuare una crisi economica che è ben lungi dall’aver esaurito la propria forza propulsiva”.
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La banchina posta alla radice della sponda ovest della Darsena Toscana con l’accosto 14/E è oggetto, come noto, di un contenzioso tra Sintermar, che ha un diritto di occupazione temporanea sino al 30 settembre prossimo, e TDT, che ne ha chiesto la piena disponibilità per meglio organizzare il lavoro all’interno della propria area di riferimento. Sulla banchina hanno operato anche varie linee di traghetti ro/ro, a cominciare da quelli di Morace per la Sicilia, ma sempre con una coperta troppo corta e continui “scontri di frontiera”.
Gallanti ha deciso di provarci: per la prossima settimana sono stati convocati a Palazzo Rosciano i quattro terminalisti interessati al traffico Ro/Ro (Sintermar, Seatrag, Unicoop Impresa e Ltm), i rappresentanti delle imprese portuali (Assimprese e Assoterminal) e i sindacati, per vedere se non si riesca a trovare assieme a loro una soluzione condivisa. Sarebbe, appunto, il miracolo di Gallanti: perché per tutti gli imprenditori convocati il problema non è tanto il 14/E ma lo spazio vitale: che sul porto così com’è strutturato manca. E c’è chi, commentando le recenti frustate del presidente dell’Authority (“Cercatevi traffici nuovi, non di strapparvi l’un l’altro quelli che già ci sono”) risponde che per conquistare traffici occorrono prima di tutto spazi e banchine: che l’Authority non riesce a garantire, stando le cose in un porto che è da tempo congelato; e che ha lasciato colpevolmente inutilizzata per due terzi di banchinamento l’unica grande opera, il molo Italia, che non si sa quando e come potrà essere dragata totalmente, visto che i suoi fanghi difficilmente potranno andare in vasca di colmata. E anche su quest’ipotesi dei fanghi, una volta l’Authority afferma che la vasca ne potrà ospitare altri 400 mila, un’altra – anche pressata dalle ironie dei vari esperti, prima di tutti il comandante Angelo Roma – sembra aver cambiato idea e si rivolge a Piombino (che risponde picche).
Poi ci sono gli altri fronti, che Gallanti ha deciso di attaccare, dopo lo stand-by scelto dal suo predecessore: una riflessione a tutto tondo sulle priorità di accosto fra le navi da crociera e le navi adibite al trasporto dei prodotti forestali, che coinvolge la banchina ad Alto Fondale (e la Cilp con i sindacati a fianco ha già preannunciato azioni dirompenti di banchina: che sarebbero le prime dopo anni di pace sociale); e la vicenda dei bacini di carenaggio, che rischia di far scappare Benetti e centinaia di posti di lavoro in atto per una prospettiva assai incerta di grandi riparazioni navali, quando tutti gli indicatori (si leggano le recenti dichiarazioni di Juan Riva presidente dell’associazione europea degli armatori ECSA) sono in un costante e progressivo trasferimento delle attività cantieristiche nel Far East, riparazioni comprese, per la raggiunta elevata tecnologia, per motivi di costo della manodopera e specialmente per le sensibilità ambientaliste dell’Europa. Un interrogativo a questo punto è legittimo: Livorno intende andare davvero controcorrente? E … cui prodest?
Antonio Fulvi
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